Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

De Mita dà l'addio alla Margherita

default_image

  • a
  • a
  • a

Anche ieri infatti il leader del partito, Francesco Rutelli, ha detto che sono «in una palude» i lavori per la lista unica alle prossime elezioni europee. «Siamo di fronte a un bivio con la possibilità di una svolta storica, quella dell'integrazione dei riformisti scritta già nel dna della Margherita, che non significa la scomparsa di identità e l'immediata fusione, ma metterci alla prova nell'occasione giusta, le elezioni europee» ha sottolineato alla festa del partito a Lerici. E poi: «La proposta di Prodi è forte e so che bisognerà discuterne. Ma per vincere va raccolta la sua sfida». Rimane però il dissenso di alcune fronde della coalizione. Il Pdci ha risposto un secco no alla proposta. «Le differenze programmatiche di un partito comunista come quello che dirigo - ha affermato il segretario Oliviero Diliberto - e un eventuale partito riformista moderato sono troppo rilevanti» e si compongono «in un'alleanza come quella dell'Ulivo, non in un partito unico». Inoltre, alle europee «con il proporzionale ciascun partito deve andare con il proprio simbolo e fare il pieno di voti». Anche il leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio ha rivolto a D'Alema, Fassino e Prodi, promotori del partito riformista, una richiesta: «Gradiremmo che almeno metà del tempo e delle energie che si spendono per questo progetto sia rivolto ai programmi e all'alleanza larga che serve per battere Berlusconi, perchè non è certo il solo partito riformista a poter vincere ma il coordinamento di tutte le opposizioni, compreso Prc e Idv». E non sono solo Pdci e Verdi a frenare. Anche nella Margherita partono le prime defezioni. Ciriaco De Mita, pezzo da novanta della sinistra democristiana, da mesi in rotta con i dirigenti regionali campani, ha preannunciato in una intervista al Corriere del Mezzogiorno che lascerà il partito di Rutelli: «Dopo essere stato suggeritore di proposte, sento che questo non può essere il mio ruolo. E dunque mi metto in proprio a fare politica». De Mita ha quindi bocciato la proposta di un partito unico riformista, definendola «una follia». Ma il responsabile economico della Margherita Enrico Letta ha spiegato che la Margherita è in realtà compatta perchè consapevole che «il successo di una lista unica alle europee sia lo strumento per battere Berlusconi e per iniziare poi un percorso per il soggetto unico del centrosinistra e dell'Ulivo». Anche la base Ds ne è convinta dato che ha riservato un'accoglienza quasi plebiscitaria all'operazione prodiana. L'82% dei visitatori della Festa nazionale dell'Unità di Bologna si sono infatti detti favorevoli alla lista unica. Certo, resta aperta la questione della collocazione successiva nel gruppo dell'Europarlamento (nel Pse no, dicono ex popolari e Margherita), ma intanto un appello all'unità dell'Ulivo è arrivato anche da Gavino Angius, presidente del gruppo Ds del Senato: «si devono evitare lacerazioni ma si deve porre un obiettivo di più lungo termine come la costruzione di una grande forza riformista, moderna ed europea».

Dai blog