SEMBRA cristallizzarsi sul nodo della lista unica alle europee il dibattito sulla «svolta» verso la nascita ...
Anche ieri clima teso tra Margherita e Ds dopo le dichiarazioni di Fassino e di Rutelli. Fassino rilancia la scelta strategica di una formazione allargata a tutti i riformisti. Pur ribadendo la volontà di lavorare per una lista unica alle europee, Fassino non nasconde i propri dubbi sul fatto che l'orizzonte temporale debba essere proiettato alle politiche del 2006 e che un'operazione del genere non si può fare solo «con chi ci sta». Sulla sponda opposta il pensiero espresso dal "prodiano" per eccellenza, Arturo Parisi: «La lista unitaria per l'Europa e l'orizzonte della costruzione di quello che chiamiamo ancora una volta 'Ulivo europeò non sono in alternativa, ma sono tra loro strettamente legati». E un altro "prodiano" doc come Giulio Santagata, si spinge fino a prevedere che Romano Prodi «possa essere interessato» a fare il capolista alle europee se il progetto andasse in porto. La posizione di Parisi ricalca quella espressa da Rutelli, convinto che il tema di un partito riformista debba restare più sullo sfondo rispetto agli sforzi da attuare per far decollare «senza accettare veti» la proposta lanciata da Romano Prodi della lista unitaria. Perchè altrimenti - spiega un dirigente "rutelliano" - il rischio è di non fare nulla. E nella Margherita, così come nei Ds, il clima si riscalda. A prendere le distanze è Franco Marini: «Non si devono cancellare le storie. In poco tempo è difficile mettere in piedi un'operazione di questo genere. Sarebbe una forzatura presentarsi con il partito riformista già alle Europee». La sinistra Ds, oltre a chiedere un dibattito negli organi di partito e se necessario un congresso straordinario, boccia nel merito il progetto, definito da Cesare Salvi «roba da Sudamerica».