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Fassino: «Il burattinaio è a Palazzo Chigi»

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L'affondo del ministro di Giustizia Castelli: «Se davvero non sapevano nulla sono degli sciocchi»

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Emette la sua sentenza il ministro della Giustizia: «Gravi responsabilità del governo di allora». Ma la bordata finale è del segretario dei Ds Piero Fassino: «Il burattinaio è a Palazzo Chigi». Insomma, è sempre scontro su Telekom Serbia. Procediamo con ordine. Il supertestimone, il faccendiere Igor Marini (nella foto al centro del gruppo), decide di non parlare più. Per il momento. «Non risponderà ad altre domande dei Pm - spiega il suo avvocato Luciano Randazzo -, dal momento che ha reso elementi sufficienti alle indagini. Per tre giorni è stato infatti interrogato a lungo. Anzi, mi sembra l'indagato più interrogato nella storia giudiziaria d'Italia». Ma annuncia poi che è pronto a parlare se si tratta di fare un confronto con il suo ex socio, Zoran Persen. Il quale anche ieri ha scelto di non rispondere ai magistrati. Non si placa la guerra politica. «Il governo di sinistra di allora credo che in ogni caso abbia delle responsabilità pesantissime», dice il ministro della Giustizia Roberto Castelli. E aggiunge: «Non si capisce se è peggio per chi allora governava dire che hanno fatto un pessimo affare o sostenere addirittura che non ne sapevano nulla, facendo veramente la figura degli sciocchi». Castelli sottolinea che «c'è un aspetto politico amministrativo e un aspetto giudiziario; di questo secondo aspetto non parlo, perchè c'è un'inchiesta in corso. Riguardo all'aspetto politico c'è una questione che è di una tale enormità che non riesco a capire come possa essere ignorata. E cioè che una quota di un'azienda che è stata acquistata per 900 miliardi di lire poi è stata venduta per 225, buttando via i soldi dei cittadini. Questa è la prima questione». La seconda - continua il Guardasigilli - è appunto se è peggio ammettere «un pessimo affare» o sostenere che «non ne sapevano nulla». Attacca anche il coordinatore leghista Roberto Calderoli: «Al di là delle responsabilità penali, vi sono delle responsabilità politiche piene: è inutile che Prodi si indigni, piuttosto chieda scusa al popolo, l'affare stesso di Telekom-Serbia è stato una tangente in sè». Per Renato Schifani, capogruppo di Forza Italia al Senato, «c'è un silenzio ei responsabili». Ma in serata Fassino annuncia. «Il burattinaio di Igor è a Palazzo Chigi e dovrà rispondere anche lui». E aggiunge: «Igor Marini deve andare davanti ai magistrati a spiegare chi lo ha mandato, chi gli guida le imbeccate e chi gli dice i nomi da fare. Di nomi - osserva - ne ha detti sei, se ne dice altri cinque possiamo andarci a iscrivere al campionato di calcio. Ma Marini non ha uno straccio di prova: io di soldi non ne ho presi e non ne prenderò mai». «Marini però è il burattino - prosegue Fassino -: noi vogliamo sapere chi sono i burattinai, e i burattinai non hanno nemmeno nomi oscuri. Chi conduce la campagna vergognosa ogni giorno è "Il Giornale" di cui è proprietario il fratello del presidente del Consiglio. Il burattinaio di Marini - conclude - è a Palazzo Chigi e dovrà rispondere anche lui». «Replica Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlusconi: «Quella di Fassino è un'affermazione talmente fuori dal mondo e che lascia senza parole, che non merita alcun commento».

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