Da Ds e Verdi arriva un secco «no» al dialogo

A metà settembre il governo dovrebbe presentare in Parlamento il disegno di legge con le proposte di riforma messe a punto dai cosiddetti «saggi» della Casa delle Libertà. Ed inizierà così l'iter parlamentare che non sarà breve e nemmeno facile. In un passaggio così importante per le nostre istituzioni, sostengono i leader del Centrodestra, l'opposizione dovrebbe fare la sua parte ed accettare il confronto. Appelli in questo senso sono già stati rivolti da numerosi esponenti della maggioranza. Anche ieri il capogruppo dei senatori di Forza Italia Renato Schifani ha invitato l'Ulivo ad un «dialogo serio», avvertendo che sarebbe «politicamente infelice e contraria alle esigenze del paese» la scelta di «una pregiudiziale contrapposizione». Anche la Lega invita al dialogo. Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli ha ribadito che la Cdl è disposta a valutare delle proposte migliorative, purché non venga stravolta la «filosofia di fondo» dell'intera riforma. Per dimostrare che la maggioranza vuole davvero il dialogo, Calderoli ha ricordato che nel preparare il testo della riforma i «saggi» hanno attinto «a tutto quello che c'era in giro», comprese le proposte dell'opposizione depositate in Parlamento. Ma dall'Ulivo per ora le risposte sono tutte negative. Per Luciano Violante (Ds) la Cdl parla di riforme soltanto per spostare l'attenzione dai veri problemi del Paese. No al dialogo, afferma il verde Pecoraro Scanio, finché non sarà risolto il conflitto di interessi di Berlusconi. Molti aspetti della riforma devono essere ancora precisati. Lo ha sostenuto il coordinatore di An Ignazio La Russa facendo presente che la bozza approvata dai leader della Cdl non è «blindata» e devono essere definite alcune questioni, come le competenze dello Stato e delle regioni. A chiedere delle modifiche è il presidente della commissione per le attività produttive della Camera Bruno Tabacci (Udc) che non condivide l'ipotesi di affidare al premier il potere di scioglimento delle Camere. «È una follia», sostiene, «così si apre la strada al presidenzialismo strisciante». Ma la sua presa di distanza non è condivisa dall'Udc. È una posizione personale, ha precisato il ministro Carlo Giovanardi aggiungendo che le proposte di riforma della Costituzione elaborate dai «saggi» vanno nella direzione giusta, anche se potrebbe essere necessaria qualche «limatura». Il ministro della Giustizia Roberto Castelli difende intanto la riforma della Corte Costituzionale «regionalizzata». A suo parere costituisce «una garanzia in più» il fatto che un organo di garanzia possa essere espresso anche «dal territorio». Intanto, il ministro Alemanno fa sue le perplessità espresse dal governatore del Lazio, Storace. «Non si possono non condividere le preoccupazioni espresse dal presidente della regione Lazio sul rischio di fare una riforma istituzionale senza coinvolgere pienamente e preventivamente i governatori regionali». Il ministro per le Politiche Agricole e Forestali osserva: «Prima di approvare in Cdm e trasmettere alle Camere la legge costituzionale, è assolutamente necessario che i leader del centro destra incontrino i governatori espressi dalla Cdl per un primo confronto politico che deve precedere quelli istituzionali. Per evitare il rischio di una bocciatura - nota Alemanno - del provvedimento nella conferenza Stato-Regioni, i partiti della maggioranza devono fare in modo che ci sia un'ampia consultazione che coinvolga non solo gli esponenti di governo ma, soprattutto, chi rappresenta le autonomie regionali e anche quelle locali». «D'altra parte, fino a quando non sarà raggiunta un'analoga intesa sulle riforme socio-economiche non si può parlare di un'intesa definitiva sulle riforme istituzionali. Sono temi - conclude Alemanno - che devono marciare insieme per garantire l'unitarietà e la collegialità non solo del governo, ma di tutti i rappresentanti della Cdl ai vari livelli».