New York-Londra-Roma Scatta il piano anti-terrore
Il secondo giovedì scorso ha paralizzato Londra, togliendo la corrente alla metropolitana e bloccando per ore la piazza finanziaria più importante di Europa. Due black-out di grande effetto. Che forse hanno ragioni tecniche e debolezze di sistema. Dal giorno successivo sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna sono finite sotto accusa la eccessiva liberalizzazione del servizio energetico, la frammentazione di rete e forniture e gli scarsi investimenti tecnologici effettuati in questi anni sulle linee ad alta tensione. Da ieri mattina però un sospetto, per ora molto cauto, si è fatto largo fra i servizi segreti e le forze di polizia dei più importanti paesi occidentali. Arrivando anche a Roma. New York e Londra sono due città simbolo di altrettanti paesi, Usa e Gran Bretagna. Il black out americano è stato anche ufficialmnte rivendicato da Al Qaeda, e nonostante le reazioni ufficiali dei giorni successivi, l'attendibilità di quella rivendicazione è stata attentamente vagliata. L'ipotesi di un attacco terroristico, insomma, resta ancora sullo sfondo, e non è affatto esclusa. Si è pensato a bombe di grafite (come quelle usate dalla Nato durante la guerra del Kossovo), ma non ci sono elementi tecnici a sostegno. Qualche preoccupazione, almeno preventiva, è scattata anche in Italia. Perchè dopo New York e Londra nel mirino di eventuali terroristi tecnologici potrebbe esserci proprio Roma. Per questo la prossima settimana, martedì mattina, ci sarà nella capitale una riunione riservata fra forze dell'ordine e i tecnici di Enel e Acea (una convocazione ufficiale, anche se con tema generico, è arrivata ieri via fax sulla scrivania di Paolo Scaroni, ad Enel e su quella di Paolo Cuccia, amministratore dell'Acea). L'argomento della riunione è quello delle misure di sicurezza a protezione delle centrali italiane e delle possibilità di prevenire un eventuale attacco terroristico che possa mettere in ginocchio anche la capitale italiana.