Senato federale, accordo Cdl

Fumata bianca ieri al vertice della Casa delle libertà guidato da Silvio Berlusconi: «Abbiamo trovato», ha spiegato il premier, «l'accordo generale sul Senato federale, sulla devolution, sul premierato e sulla Corte costituzionale. Sono molto soddisfatto». Ma la riunione è stata anche l'occasione per il leader di tirare le orecchie agli alleati che hanno trascorso l'estate a litigare. «Tutto il lavoro fatto da questa maggioranza» ha spiegato Berlusconi, «è stato nei mesi scorsi cancellato da dichiarazioni contrapposte, forse per il caldo o per voglia di visibilità. Sono stato tollerante e indulgente, ma ora su tutto questo dico la parola fine». Il premier ha detto che ha dovuto forzare la sua «natura liberale e moderata» e che ha preso una decisione: «Annuncio che terrò la contabilità e chi farà dichiarazioni dannose per la Cdl alle prossime elezioni non sarà ricandidato. Considererò tutto ciò che potrà oscurare il grande lavoro fatto. Non è giusto che ci sia chi lavora e chi distrugge il lavoro degli altri». Quanto alle riforme, tutti contenti, da Umberto Bossi a Gianfranco Fini all'Udc. Segno che questa volta la «quadra» legislativa è stata davvero trovata. Berlusconi ha anticipato che si tratterà di «un testo sistematico e coerente non solo con la Costituzione, ma anche con la dinamica in atto in Europa. Si passerà da un bicameralismo perfetto a un sistema parlamentare in cui ci sarà una distinzione tra le funzioni legislative solo delle Regioni, quelle di competenza solo dello Stato, e quelle invece che interessano sia lo Stato sia le Regioni». Nel disegno di legge, che sarà portato entro la prima decade di settembre in consiglio dei ministri per la prima approvazione sarà previsto dunque un Senato federale che secondo Berlusconi diventerà «il luogo idoneo per una compiuta riforma federalista che comprenda anche l'interesse nazionale della Repubblica. La nuova forma di governo garantirà al Paese esecutivi stabili: con il premierato non ci saranno più possibilità di ribaltoni. Saranno accentuate le funzioni di governo del primo ministro e le funzioni di garanzia del Quirinale». Al vertice di maggioranza seguito al consiglio dei ministri hanno partecipato anche i quattro «saggi della baita» autori della proposta sulle riforme, Andrea Pastore di Forza Italia, Domenico Nania di An, Roberto Calderoli della Lega e Francesco D'Onofrio dell'Udc.