Pensioni, taglio ai trattamenti speciali
Sotto tiro anche quelli dei dipendenti pubblici. Il premier assicura: «Sarà una riforma strutturale»
Dopo il vertice di maggioranza tenuto ieri a Roma il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha garantito il varo «entro la finanziaria», di una «riforma strutturale» della previdenza. Oltre all'innalzamento dell'età pensionabile il governo vuole fare piazza pulita dei trattamenti speciali di alcune categorie. I tecnici stanno studiando se si può completare l'armonizzazione tra tutte le categorie a cominciare dalle pensioni dei fondi speciali, Fs, Alitalia, Enel e Telecom. Ma sotto la lente ci sono anche i trattamenti di magistrati, militari, dei dipendenti delle regioni a statuto speciale e degli organi costituzionali. I pensionati di Fs, Alitalia, Enel e Telcom pur essendo circa il 3% dei lavoratori dipendenti iscritti all'Inps rappresentano quasi la metà del deficit dell'istituto. Queste categorie conservano ancora criteri di calcolo particolari. Le pensioni di piloti, elettrici e telefonici sono le più «ricche» dell'Inps. Basta pensare che nel 2010 un dipendente Fs avrà una pensione pari all'82% della retribuzione contro il 60% del lavoratore dipendente. Sotto tiro anche i trattamenti dei dipendenti pubblici. A cominciare dall'indennità di buonuscita che a differenza della liquidazione dei privati, è parametrata all'ultima retribuzione. Questo ha determinato un'accelerazione della carriera dei dirigenti che vicino al pensionamento passano dalla seconda alla prima fascia raddoppiando lo stipendio e quindi anche la buonuscita. Per i dipendenti pubblici si sta studiando di cambiare il sistema di calcolo della pensione sul modello privato. Fino al '92 per i pubblici ai fini pensionistici vale l'ultima busta paga (per i privati gli stipendi degli ultimi 5 anni); dopo il '92 gli ultimi dieci anni ma gradualmente fino al 2008 (per i privati nessuna gradualità). Si tratta di eliminare queste differenze. Altre ipotesi sul tappeto: l'estensione del sistema di calcolo contributivo a tutti, ovvero anche a chi nel '95 aveva più di 18 anni di servizio; il blocco delle finestre d'uscita per le pensioni di anzianità per un anno; il ripristino del divieto di cumulo; un prelievo di solidarietà per le nuove pensioni di anzianità. Il pilastro della riforma sarà comunque l'elevazione dell'età di pensionamento a 60 anni entro il 2010 e gli incentivi per restare al lavoro. Chi decide di rinviare l'uscita dal lavoro avrà in busta paga il 32,7% in più. Questa ipotesi però non appare molto vantaggiosa per il lavoratore. Lavorando due anni in più si avrà uno stipendio maggiorato del 20% (al netto delle imposte) ma anche il 4% in meno di pensione dovuto al mancato versamento dei contributi in quel periodo.