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Marini conferma: non cambio una virgola Il difensore del faccendiere vuole interrogare Mastella che mostra una valigia di fotocopie: i soldi mai visti

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«Possono tenermi qui anche tutta la vita - insiste - non cambierò una virgola». Quanto agli uomini politici tirati in ballo quali presunti fruitori della asserita tangente, dopo Romano Prodi, ieri anche Lamberto Dini ha dichiarato di essere pronto ad essere ascoltato dalla commissione parlamentare d'inchiesta sul «caso». Interviene nella vicenda l'Espresso che pubblica una «lista» di beneficiari della presunta tangente: «Dottor Antonini, per conto dello Ior, Rashid Ventana, Avvocato Norman (Gran Bretagna), Pt Bershama (società indonesiana), due società libanesi che fanno capo ai coniugi Dini; Zara International, intestata ai prestanome Thomas Mares e Stefano Formica, conto paribas, due finanziarie delle isole Cayman, alRashid, Amoruso Alfredo». Sempre l'Espresso cita la parte dell'interrogatorio nel quale Marini ha descritto «il ruolo dell'avvocato d'affari Giovanni Di Stefano che avrebbe partecipato allo smistamento delle tangenti operando dallo studio Paoletti». Alla Festa dell'Udeur a Telese, Mastella ha continuato a respingere ogni accusa e si è presentato alla manifestazione con una grossa valigia di cartone, con su scritto: «Telekom Serbia i soldi che non ho mai visti». Dentro, fotocopie di banconote. L'avvocato di Igor Marini, Luciano Randazzo annuncia intanto la sua mossa a sorpresa: «Svolgerò indagini difensive e sentirò delle persone: la prima sarà Clemente Mastella. I miei accertamenti - ha detto - cominceranno subito. Se Mastella, com'è suo diritto, rifiuterà di sottoporsi alle mie domande, mi rivolgerò al gip, chiedendogli un incidente probatorio. È ora che anche le persone chiamate in causa chiariscano qualcosa». Perchè Mastella? Il nome del segretario dell'Udeur è stato fatto parecchie volte da Marini al procuratore capo Marcello Maddalena e al sostituto Roberto Furlan. Il sedicente superteste afferma di avergli versato quattro miliardi di lire, di avere organizzato feste per lui nella sua casa di Ceppaloni e di essere a conoscenza del fatto che aveva una compartecipazione in una società di traghetti (una delle 14 società implicate) in cui sarebbe transitata una parte della maxi-tangente Telekom Serbia. «Siamo alla follia pura - è la replica di Mastella - Marini è da ricoverare in manicomio. Lo querelo». Finora, Marini è stato smentito da tutti gli indagati rintracciati dalla Procura di Torino. Nella Cdl, si insiste sulla necessità che la commissione parlamentare d'inchiesta prosegua nella sua opera ovunque conduca. Non mancano dichiarazioni ironiche sul fatto che i responsabili governativi all'epoca dell'acquisto che portò soldi provvidenziali al feroce regime di Milosevic, non sapessero nulla, come continuano a sostenere, dell'operazione che era in corso. In particolare il sen. Consolo (An) sottolinea che né Fassino né Dini potevano essere all'oscuro dell'operazione in corso, e che «l'azionista di riferimento era il ministro del Tesoro, il quale aveva come referente istituzionale e politico il primo ministro Romano Prodi»: non potevano non sapere, dice l'esponente di An.

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