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Il presidente della Confindustria a tutto campo critica anche Bossi

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D'Amato chiede di riprendere lo spirito riformista

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Non nuovo all'appuntamento riminese e nonostante sia stato presentato come «un amico», D'Amato non ha avuto molta audience. Nella Sala A3, dove è intervenuto, sui 2113 posti disponibili ne erano occupati, a metà dell'incontro, appena 684. Il presidente di Confindustria, comunque, non si è fatto perdere d'animo: ha chiesto più slancio sul tema delle pensioni, ha attaccato Bossi e il suo 2 o 3%, ha difeso la riforma Biagi sul mercato del lavoro, se l'è presa con Della Valle e il suo «compiacimento». Un D'Amato a tutto campo, dunque. Anzitutto il tema più scottante del momento, le pensioni. Il numero uno di viale dell'Astronomia chiede di fare e di fare presto. «Se ne parla da dieci anni, è nel dibatitto politico e sindacale da due: è ora di agire, magari anche entro settembre», dice. E aggiunge: «Bisogna fare al più presto per evitare angosce e timori nel corpo sociale, prima si fa e meglio è». Non entra poi nel merito delle proposte, preferisce non commentare nello specifico per esempio l'ipotesi di Maroni (30% dello stipendio in più a chi resta) ma incontrerà a lungo il ministro del Welfare. Chiede al governo, più in generale, di riprendere lo spirito riformista un po' smarrito ultimanente e di ripartire dalla riforma dell'Università, ma di procedere anche con quelle del Commercio, dei servizi pubblici locali e della distribuzione. D'Amato attacca poi Bossi: «Non può un leader con un partito del 2 o 3% imporre l'agenda politica del Paese». Ma le battute più salaci sono destinate a Renato Della Valle. Anche se il patron di Tod's non viene nominato, sembra chiaro che si riferisca proprio a lui. Il presidente di Confindustria lo fa quando parla di Michelin «una grande famiglia industriale che ha dato una fortissima spinta al Paese, anche con grandi investimenti. Ecco, il loro grande pregio è stato quello di saper fare un mestiere e hanno continuato a fare sempre e soltanto quello, investendo sulla loro attività e basta». «Non come fanno alcuni in Italia che dopo l'industria comprano una squadra di calcio, e poi magari vogliono anche un giornale, e poi ancora entrare in una banca». E aggiunge ancora: «Chi lo fa ha pochi obiettivi: il compiacimento, qualche copertina di giornale in più, la sensazione di avere più peso, più potere, di aver sviluppato chissà quale lobby». Un'ultima battuta il presidente degli industriali la riserva all'inflazione: «È ora che si intervenga, ci sono gli strumenti. I commercianti hanno infatti applicato il cambio lira-euro uno a uno. Mille lire è diventato un euro, e questo è inammissibile». F.D.O.

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