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Se il Parlamento non l'approverà la Rai rischia di perdere 150 milioni di pubblicità

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Per il ministro Gasparri la riforma difende tutte le reti nazionali dai colossi stranieri «Presto via libera alla nuova legge sulla Tv»

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Lo ha detto il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, nella conferenza stampa tenuta nell'ambito del Meeting di Rimini. «Le condizioni tecniche mi sembrano congrue — ha ripetuto il ministro - spero che la politica le condivida». Anche perché, ha spiegato, «è tempo di decidere: il testo è stato ampiamente discusso». Gasparri si è detto in ogni caso «ottimista e fiducioso» sull'ok al testo del provvedimento, che consente — ha ribadito — alla Rai di non perdere 300 miliardi di lire in pubblicità, compromessi altrimenti dalla perdita di una rete, e al contempo di difendere gli interessi nazionali permettendo di competere sia alla Rai sia a Mediaset. «Confido nella responsabilità di tutti, perché tutti hanno avuto modo di dare il loro contributo». «La mia legge — ha detto Gasparri — intende proprio evitare che i colossi internazionali schiaccino le imprese multimediali italiane. Se la nuova legge di sistema non sarà approvata - argomenta Gasparri - la Rai dovrà togliere la pubblicità a una delle sue reti. E poiché i tetti di affollamento degli spot sono già stati raggiunti, l'azienda dovrà rinunciare a un introito che il direttore generale Flavio Cattaneo ha calcolato in 150 milioni di euro. In questa situazione (Rai e Mediaset a livello internazionale sono dei nani) l'arrivo di Murdoch può comportare uno sconvolgimento: Sky è già una forza in Italia, figuriamoci nel mondo». E subito dopo ha sottolineato come, sull'eventualità di una scomparsa delle aziende televisive italiane, colonizzate dall'estero, poi «verrebbero a piangere attori e registi, molti di sinistra, dicendo che è stato colonizzato il sistema-Paese, che produce identità nazionale e dà lavoro». Infine Gasparri ha concluso ammettendo che «fa bene Sky ad annunciare investimenti cospicui di 50 milioni di euro nella creatività, perché capiscono che anche la loro tv ha bisogno, accanto ai prodotti di importazione come ha sempre fatto la Rai con i film Usa, che il prodotto risponda ad una cultura e ad una identità del Paese in cui si riconosce il telespettatore».

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