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di GIANNI DI CAPUA LUNGO interrogatorio in carcere a Torino (otto ore) per Igor Marini ...

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Si tratta di Zoran Persen, un serbo latitante, colpito da un mandato di cattura per le truffe in cui sono coinvolti anche Marini e l'avvocato Fabrizio Paoletti. Persen si è costituito alla polizia elvetica sostenendo di aver paura di essere ucciso. Da ieri è rinchiuso nel carcere di Novara a disposizione degli inquirenti e oggi potrebbe essere posto a confronto con Igor Marini. Anche Zoran Persen avrebbe avuto un ruolo nella vicenda Telekom Serbia. In particolare nelle presunte operazioni finanziarie che sarebbero servite a far rientrare in Italia le somme di denaro versate per l'affare Telekom-Serbia e destinate al pagamento delle tangenti agli uomini politici del Centrosinistra. Stando sempre al racconto di Marini, nel 2001 Persen all'Hotel Sheraton di Zurigo lo avrebbe minacciato puntandogli contro un'arma. Lo scopo era di obbligarlo a usare una garanzia bancaria della Bank Negara Indonesia del valore di 50 milioni di dollari «per svincolare - raccontò il faccendiere - dei capitali serbi fuori dalla Svizzera da ricondurre in Italia». Fu anche il tramite tra lui e l'ex presidente della Beogradska Banca di Belgrado. Nel settembre di quell'anno Persen si trovava a Zurigo insieme a Paoletti: lo stesso legale civilista lo ha dichiarato in commissione spiegando di essere in rapporti sia con Persen che con un altro serbo, Tom Tomic. Quando il presidente della commissione, Enzo Trantino (An), ha chiesto a Paoletti a che titolo avesse rapporti con i due personaggi, l'avvocato ha risposto: «I signori Tom Tomic e Zoran Persen erano collegati con il signor Marini e con il notaio Boscaro. Stavano trattando alcuni titoli della Chiesa denominati "Apostolic of rent house"». Intanto Luciano Randazzo, avvocato di Igor Marini, smentisce che il suo assistito abbia fatto il nome di Willer Bordon nel corso dell'interrogatorio di ieri. «Marini - fa sapere Randazzo - si è limitato a riferire di una riunione presso lo studio dell'avv. Paoletti alla quale avrebbe partecipato, tra gli altri, anche il senatore della Margherita. Alla domanda su chi fosse il parlamentare in questione, Marini ha risposto con un "non ricordo"». Immediata la reazione di Bordon: «Il signor Igor Marini recita male un copione che qualcuno deve aver scritto per lui, nel quale con ogni evidenza ci sono tutti coloro che nel centrosinistra contano qualcosa. Alle tante querele per diffamazione già raccolte da questo signore si aggiungerà anche la mia». C'è molta attesa per l'arrivo in Italia, previsto per il 2 settembre, dei documenti che, secondo Igor Marini, conterrebbero le prove del pagamento delle tangenti ai politici italiani. Le autorità svizzere che le hanno sequestrate l'8 maggio scorso le consegneranno alla commissione parlamentare che indaga sull'affare Telekom-Serbia. Dopo aver preso visione di questa documentazione, ha lasciato capire il presidente Enzo Trantino (An), la commissione potrebbe decidere di sentire i personaggi politici chiamati in causa da Marini, alcuni dei quali indicati con nomi di fantasia: Romano Prodi (Mortadella), Piero Fassino (Cicogna), Lamberto Dini (Ranocchio), oltre a Francesco Rutelli, Walter Veltroni e Clemente Mastella. Tutti hanno reagito respingendo le accuse ed annunciando querele. «Sono senza parole, continuo a restare sorpreso dagli avvenimenti», ha dichiarato ieri Veltroni. «Aspetto solo - ha detto Rutelli - «che siano perseguiti e condannati calunniatori e diffamatori». La maggioranza invita gli esponenti dell'Ulivo chiamati in causa da Marini ad essere disponibili al confronto in commissione con il loro accusatore. Per il vicepresidente della commissione Enrico Nan (Fi) se ad essere chiamato in causa fosse stato Berlusconi «certa sinistra non avrebbe esitato a cavalcare la tigre, innescando il solito meccanismo del linciaggio morale e politico». Frattanto prosegue l

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