Telekom, solo Mastella chiede di parlare
Soltanto lui, tra gli esponenti chiamati in causa, si è dichiarato pronto ad andare nella commissione parlamentare che indaga sull'affare serbo. Il leader dell'Udeur è il più chiaro di tutti: «Non voglio che sulla mia persona resti l'ombra, sia pure minima, del dubbio e pertanto chiedo di essere ascoltato come parte lesa». Igor Marini, durante il lunghissimo confronto con Paoletti, ha raccontato tra l'altro ai magistrati di Torino di essere andato da Mastella nel 1997 per consegnargli denaro (4 miliardi di lire) sottobanco. Il faccendiere - dopo aver indicato Prodi, Fassino e Dini quali destinatari di una tangente miliardaria legata all'acquisto di parte della Telekom Serbia - ha fatto ora anche i nomi di Rutelli e Veltroni e del segretario dell'Udeur. Ma ieri soltanto Mastella ha sollecitato un'audizione (iniziativa che è piaciuta ai Radicali): «Non ho mai fatto affari nè soldi nella prima repubblica, quando mi sono trovato per parecchi anni in posizione di oggettivo potere - ha detto il leader dell'Udeur - Figuriamoci adesso. Mi chiedo perché questo Marini mi chiami in causa, da chi sia ispirato, per quali motivi e che cosa c'entri io con l'affare Telekom Serbia, dal momento che nel 1997 ero ancora con il Ccd all'opposizione». Il refrain, dal centrosinistra, è sempre lo stesso. Il legale di Francesco Rutelli, Luca Petrucci, ha chiesto alla procura di Torino gli atti degli interrogatori di Marini (ma non l'audizione del suo assistito). Quindi verranno intraprese «immediate azioni giudiziarie per calunnia». E sottolinea che Rutelli intende «risolvere subito nelle sedi competenti una vicenda che ha già arrecato danni intollerabili a dei politici onesti per mano di un faccendiere e dei suoi ispiratori occulti». Intanto spuntano altri particolari delle rivelazioni di Marini. Il promoter d'affari avrebbe riferito, tra l'altro, di aver incontrato Rutelli e Veltroni insieme prima delle ultime elezioni del 2001. Il colloquio, di pochi minuti, si sarebbe svolto al «Bolognese», un noto ristorante romano a Piazza del Popolo. Marini ha solo riferito di essere stato riconosciuto da Veltroni, visti i suoi precedenti nel mondo dello spettacolo. Il sindaco di Roma fa sapere di non conoscere «questo signore, non l'ha mai visto e meno che mai ci è andato a pranzo insieme. Non è mai andato a pranzo con Rutelli al Bolognese, anzi non è mai stato al Bolognese». Anche Paoletti nega l'episodio ma avrebbe confermato di aver movimentato soldi, 120 milioni di dollari, attraverso la società di Marini (la Jundor Trading, con sede nelle Isole Vergini). E qui le due versioni si dividono. Secondo Marini quei soldi sarebbero frutto della tangente Telekom Serbia e sarebbero stati recapitati a Paoletti attraverso Dojcilo Maslovaric, ex ambasciatore serbo presso la Santa Sede. I soldi sarebbero transitati attraverso la società Jundor: a beneficiarne sarebbero state 16 società dietro le quali vi sarebbero stati dei prestanome, mentre in alcuni casi i veri destinatari sarebbero stati uomini politici italiani. Paoletti nega tutto. Il centrodestra attacca. Per il portavoce di Forza Italia, Sandro Bondi, «dovrà venire il momento in cui i signori della sinistra saranno obbligati a scendere dal loro piedistallo di intoccabili per rispondere a qualche domanda sul loro operato». Il senatore Giuseppe Consolo (An) in una lettera aperta al presidente della Commissione Ue Romano Prodi ha chiesto «le ragioni che spinsero il suo governo nel '97» a dare il via libera all'operazione.