Francesco Bascone, ex ambasciatore d'Italia in Jugoslavia: «Scrissi, in effetti, al sottosegretario Fassino.
Lucio Izzo, consigliere Stet per il Tesoro: «Il consiglio di amministrazione di STET, ebbe notizia nella seduta del 6 giugno 1997, dell'operazione Telekom-Serbia (…) Fu data una comunicazione da Tommasi, come semplice informativa, e non a caso - ritengo - nella trattazione di "varie ed eventuali"». Ernesto Pascale, ex ad Stet: «Non ricordo chi fosse, per la verità, ma qualcuno mi pregò di ricevere - o si presentarono essi stessi o per il tramite veramente non ricordo di chi - alcune persone che vantavano di avere un buon rapporto con il Governo di Belgrado e che erano in grado di gestire un'operazione di acquisto a trattativa privata. Il fatto di operare a gara privata è abbastanza anomalo in se stesso e quindi anche oggetto di particolare cautela. Io non li ricevetti ma li mandai (...) alla STET International. (...) Non ricordo con chi parlarono, se con l'amministratore delegato, con il direttore generale o con tutti e due; so che dalla STET International mi dissero che non vedevano questa come una strada percorribile». CARLO BALDIZZONE, Responsabile International planning and control di Telecom Italia: «Il conte Vitali (intermediatore dell'affaire Telekom Serbia, ndr…) mi disse che ci avrebbe aiutato nella transazione e che era un intermediatore, un profondo conoscitore della realtà locale: a me quello bastava». UMBERTO VATTANI, ambasciatore italiano presso l'Ue, ex capo di gabinetto del ministro degli esteri Lamberto Dini. «Io non ho mai avuto conoscenza di questo problema. Nessuno l'ha portato alla mia attenzione. Non ho mai avuto occasione di parlarne. Quello che posso dire è che personalmente non so neanche come sia fatto Tommasi di Vignano, non l'ho mai visto, né sentito, né incontrato e non so quanti dei miei colleghi lo abbiano effettivamente incontrato. Non posso dire, ma per quanto mi riguarda non so chi sia». STEFANO SANNINO, Consigliere di Prodi, ex capo della segreteria del sottosegretario agli esteri Piero Fassino. «C'era una lettera in cui l'ambasciatore Bascone (…) faceva delle valutazioni sui possibili rischi, sul significato politico di questa operazione (…) l'indicazione che, in qualche misura, avevo ricavato indirettamente da quanto mi aveva detto l'onorevole Fassino, era che non si riteneva, visto anche il modo in cui la Telecom aveva voluto condurre le operazioni, che il ministero dovesse essere coinvolto». FRANCESCO CHIRICHIGNO, Ex ad di Telecom Italia. «Ricordo abbastanza bene un colloquio tra me e Pascale nel suo studio in corso Italia, nel quale affrontammo anche il tema di Telekom-Serbia. Egli mi riferì che la pratica non gli piaceva. Siccome non piaceva nemmeno a me, non ho chiesto, né mi è stata data, alcuna motivazione del perché non gli piacesse». ANTONINO ALOIA, ex Direttore generale di STET International. «Incontrai il conte Vitali. Mi disse delle cose strane. (...) Mi disse: "Vado a cavallo con Milosevic, vado a caccia con Milosevic e vado a cena dalla figlia di Milosevic. Sa, questa storia di Telekom-Serbia si è un po' spenta e bisognerebbe ravvivarla". Io dissi: "Questa è un'operazione di Stato, perché lo Stato vende un pezzo dei suoi beni". Di solito, gli Stati vendono pezzi dei loro beni con gare, perciò gli chiesi: "In un'operazione del genere a che serve un mediatore? Dovremmo comprare un pezzo dello Stato serbo dando un sacco di soldi. Perché un mediatore?". Lui si arrabbiò e disse: "Allora lei non capisce". Risposi: "No, non capisco, me lo spieghi lei". Disse: "No, non capisce, non c'è bisogno". Si alzò e se ne andò irritato dicendo: "Allora, ingegnere, visto che lei non capisce o