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«Pensare ora al dopo Berlusconi vuol dire andare a casa» Il ministro: «Tuteliamo ciò che è Italia o ci colonizzano anche le televisioni»

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Lanciamo una grande campagna a favore dei prodotti nazionali». Maurizio Gasparri, ministro delle Comunicazioni, si prepara al mese di settembre con una nuova iniziativa. Ministro, allora è d'accordo con l'idea protezionistica di Bossi? «Dico che non va liquidata con una battuta, dobbiamo impegnarci per difendere la nostra produzione prima che sia troppo tardi. Non solo, dobbiamo anche operare in tutte le sedi, a cominciare dal Wto, per esportare diritti. È la grande frontiera del futuro e deve diventare la nostra nuova bandiera; ha due facce: da un lato difendere la nostra produzione, dall'altra far vincere in tutto il mondo i diritti, battendo per esempio lo sfruttamento minorile». Allora è contrario all'istituzione di dazi anti-Cina? «Penso che possa esistere una terza via che si muova in quelle due direzioni». Il suo collega di partito e di governo, Urso, dice che la proposta Bossi non è del programma dell'esecutivo. Condivide? «Penso che bisogna difendere i nostri prodotti e fare in modo che anche altri rispettino i diritti. Lo dico partendo anche dalla mia legge sul riassetto radiotelevisivo. Se non verrà varata le nostre aziende, a cominciare dalla Rai, saranno più deboli e rischiamo che ci colonizzano anche questo settore». Anche la Rai finirà in mani straniere? «Anche il settore televisivo rischia il declino come è già successo per la chimica, la farmaceutica...» Ministro, la rissosità nel governo sembra senza fine. Cosa succederà a settembre? «Dobbiamo recuperare la "politica del fare". Siamo stati votati per questo, per cambiare l'Italia». E sino ad oggi, che cosa ha fatto? «Abbiamo fatto tantissimo, dobbiamo ora fare di più. E soprattutto non dobbiamo distrarci» E qual è la distrazione maggiore? «Ci sono troppi che pensano spesso al dopo Berlusconi. Ci pensano tanto che dimenticano che al governo ci siamo ora: se non ci diamo da fare non ci sarà un dopo Berlusconi al governo per il centrodestra». A chi si riferisce? «A tutti. Voglio ricordare una splendida canzone di Claudio Baglioni: "La vita è adesso". E ora siamo al governo, governiamo. Il dopo verrà dopo». Anche dentro An non regna la serenità. A settembre riesploderà la conflittualità? «È giusto rimarcare la nostra identità. Ma il prezzo da pagare non può essere sfasciare la Cdl». E allora, come? «Riscoprendo ciò che è Italia, ma anche continuando a lavorare per dare maggiore sicurezza e legalità agli italiani. Riscoprendo insomma il valore di essere destra». Lei è il leader di Destra protagonista, la corrente maggioritaria interna di An. Le altre due componenti Nuova alleanza e Destra sociale si stanno fondendo. Non teme di finire in minoranza nel suo partito? «Anzitutto non so come facciano a fondersi. Ma se spera che mi metta a fare la guerra dei numeri adesso, si sbaglia. Non ho bisogno di sventolare nulla, tanto le cifre le conosco io e soprattutto gli altri».

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