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FI insiste, commissione sui pm In Cadore corsa a ostacoli dei quattro saggi del centrodestra

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E iniziano anche le prime aperture. Ieri, il portavoce di Forza Italia Sandro Bondi ha chiesto che si possa lavorare insieme all'Ulivo con serenità: «Speriamo in un contributo dell'opposizione». Dalla Margherita, il capogruppo Pierluigi Castagnetti, si è detto subito disposto a collaborare e ha risposto: «aspettiamo di vedere se sono in grado di definire un testo». E il vice presidente della Margherita al Senato Paolo Giaretta, commentando il progetto di legge presentato dall'Ulivo che mira a «congelare» per un turno le nuove leggi elettorali, ha messo in guardia la maggioranza contro eventuali colpi di mano: «sì alle riforme elettorali, ma vanno fatte non a uso e consumo di una parte politica che le faccia solo per vincere le elezioni». Intanto, il giurista Andrea Manzella è tornato a lanciare la sua proposta valutata e discussa finora con attenzione dal centrosinistra: il ritiro dell'opposizione dalle commissioni di inchiesta giudicate inopportune. La commissione dei quattro saggi della maggioranza - Calderoli (Lega Nord), Nania (An), D'Onofrio (Udc) e Pastore (FI) - che si è insediata in Cadore per mettere a punto uno schema di riforme condiviso, ha comunque quattro nodi da sciogliere: devolution, riforme elettorali (in primo luogo per le europee), premierato forte e giustizia. In quest'ultimo pacchetto è contenuta la commissione d'inchiesta sulla magistratura proposta da Bondi, che ha acceso la polemica tra estiva tra i Poli. Lo stesso Bondi ieri è tornato a difendere la sua proposta, definendola «una necessità per il Paese». Al contrario, secondo il portavoce azzurro, «la non partecipazione di una parte dell'opposizione ad una commissione di inchiesta sarebbe un grave precedente, un fatto inaudito». Ultima stoccata per il documento messo a punto dalla maggioranza del Csm: «È stata un'iniziativa molto grave, un'ingerenza nei confronti del Parlamento». Oltre al fronte della giustizia, la maggioranza è scesa sul piede di guerra anche nel confronto con le regioni a Statuto speciale che sono ricorse alla Consulta contro il provvedimento messo a punto dal ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia sul federalismo. Contro Sardegna, Sicilia e Valle D'Aosta che hanno bocciato il ddl l'esecutivo «resisterà in giudizio». Il Cdm ha scelto invece di non agire contro Friuli e le province di Trento e Bolzano. Quanto alle scelte politico-economiche, continua in Casa delle Libertà un aspro confronto che ha tutte le premesse per diventare incandescente a settembre. Ieri è arrivato infatti un aut aut da Alleanza nazionale. Il ministro per le politiche agricole, Gianni Alemanno ha avvertito che «il programma elettorale è stato ormai superato dagli eventi. Dopo l'11 settembre, è evidente che il programma dev'essere ridefinito».

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