Come contrastare il caro-affitti «Tornare ai canoni concordati»

I canoni concordati, insomma, possono diventare una realtà sempre più importante nel panorama nazionale e abbandonare la loro esistenza finora quasi del tutto virtuale. Ora, però, tocca al Governo nazionale confermare gli sgravi fiscali e ai Comuni decidersi a ridurre l'aliquota Ici laddove non sia già avvenuto». Giacomo Carini, presidente nazionale vicario dell'Uppi, la maggiore associazione dei piccoli proprietari italiani, rilancia lo strumento attivato con la legge 431 del 1998, la cosiddetta riforma degli affitti. La normativa, infatti, introduceva due canali di locazione: uno libero, senza vincolo alcuno, e un secondo appunto «concordato» territorialmente (confronto fra le associazioni delle parti). Questa opzione prevede, ovviamente, alcune compensazioni per i proprietari che decidono di aderire al «patto» provinciale e quindi di adeguarsi ai paletti economici stabiliti. «La legge - riprende Carini - stabilisce un beneficio fiscale pari al 30% sull'imponibile ai fini Irpef, un'aliquota registro ridotta e la possibilità per i Comuni di prevedere un'Ici meno esosa per chi affitta abitazioni sul territorio. In alcuni casi, va detto, le amministrazioni hanno addirittura esentato dall'Ici. Nel Nod più che a Sud». Ci sono, però, raltà meridionali dove i canoni concordati sono quasi una prassi. «A Reggio Calabria, per esempio, si affitta quasi esclusivamente in questo modo. Uno strumento che assomiglia all'equo canone e che può essere applicato anche per chi concede casa agli studenti universitari o per chi affitta con contratto transitorio». Ogni tre anni le «parti», secondo quanto ha stabilito la legge 431, si devono rimettere al tavolo per rivedere i criteri alla base dei canoni concordati. «Dopo un periodo in cui non si era trovato accordo in materia e visto che erano passati ben oltre i tre anni dal '99, quando è datato il primo accordo quadro, il Governo ha saggiamente emanato un decreto in cui ha rivisto i criteri, rimandando ovviamente alle trattative locali la parte economica. Ossia i costi degli affitti zona per zona. I contratti tipo sono predisposti dalle associazioni nazionali ma a livello periferico stiamo già notando una voglia condivisa di sfruttare seriamente questo strumento. Che, ripeto, rappresenta una garanzia per gli inquilini e deve essere compensato da sgravi fiscali. Ribadisco che gli stessi rappresentanti degli affittuari hanno compreso l'inutilità di un muro contro muro per evitare il ritocco dei canoni. La cordanon può essere tirata oltremodo perchè altrimenti i proprietari mettono le case sul mercato a prezzi liberi. Non risparmieranno sulle tasse, è vero, però possono chiedere ciò che vogliono».