MARCELLO VENEZIANI (CDA)

Marcello Veneziani, consigliere di amministrazione della Rai, invita a non fermarsi. Ma ammonisce: «Bisogna fare attenzione a non dare avvio a una vera e propria lottizzazione delle frequenze per aree politiche». Consigliere, a che cosa si riferisce? «A quello che ho detto. Non vorrei che si cominciasse con una sorta di spartizione partitica dell'etere». Siamo arrivati a questo? «No, non facciamo allarmismi inutili». E allora perché lo denuncia? «Perché per ora è un pour parler, sono soltanto voci. Non vorrei che diventassero realtà». Insomma, vuole dire che se invece di cominciare a comprare le frequenze per il digitale dalla Lombardia, dove governa la Cdl, la Rai avesse cominciato dall'Emilia, dove governa l'Ulivo, sarebbe stato diverso? «È efficace, come battuta rende. Ma non andiamo oltre. Dobbiamo comprare dove conviene e non per area geografica o peggio ancora per appartenenza politica». È un tale ginepraio il mondo delle emittenti locali? «No, non credo. Però noi come azienda dobbiamo agire nella massima trasparenza e nella massima convenienza. Come azienda pubblica, poi, il nostro dovere è doppio». Il suo collega Rumi propone di affidare le verifiche alle Fiamme Gialle? «La Guardia di Finanzia interverrà quando lo riterrà opportuno. Non possiamo essere noi a chiamarla». E allora, come si può procedere con sicurezza? «Guardi, credo che non si debba esagerare. Insomma, dobbiamo comprare delle frequenze, non delle aziende. È necessario e giusto fare tutte le verifiche del caso». E come, allora? «Ho proposto di affidare a una società di servizi la verifica sulle aziende che contattiamo, in modo da non avere dubbi. Il direttore generale farà una proposta al prossimo consiglio di amministrazione». Basterà? «Ritengo di sì. Il nostro problema è non conosciamo le realtà locali. Ricostruito il quadro sarà tutto più facile». La sinistra fa la guerra al digitale. È contro la modernità e la destra per il progresso? «Il digitale sta partendo sotto un governo di centrodestra e l'opposizione protesta. Tutto qua, è una normale guerretta politica. Se ci fosse stato un governo di centrosinistra avrebbero detto che era una cosa buona e giusta. Ma di fondo sono tutti d'accordo, anche il Quirinale ha fatto capire di vedere di buon occhio la rivoluzione televisiva». F. D. O.