Digitale, il computer entra nella televisione
Accendendo lo schermo si navigherà su internet. Si comincerà pagando le bollette con la tv. Il bollo auto, la corrente elettrica e, naturalmente, il canone Rai. Sarà la rivoluzione del digitale terrestre che arriverà nelle nostre case prossimamente. Sempre che, e non è poco, la Camera dia il via libera definitivo al disegno di legge Gasparri dopo l'ok del Senato a luglio. Ma il grande business è quello che verrà, che arriverà nei prossimi tre mesi. Perché entro gennaio la Rai dovrà avere coperto il 50% del territorio nazionale con il digitale terrestre. La tv pubblica ha tempo tre mesi, da settembre, per dare l'assalto all'etere deciso già dall'ultimo consiglio di amministrazione prima delle vacanze, quello oramai famoso del 6 agosto scorso. In quella riunione è stato dato mandato a Rai Way di avviare le procedure. Dal 7 agosto, insomma, viale Mazzini ha avviato le trattative per comprare gli impianti necessari a far partire il nuovo sistema, poi dal mese prossimo si procede con le frequenze. Si tratta di un megabusiness. Basta una sola cifra, è il budget della tv pubblica: 180 milioni di euro in tre anni. Le frequenze, stando a uno studio preparato da viale Mazzini, costano tra uno e due euro ad abitante. Facciamo un esempio: Roma ha (circa) tre milioni di abitanti. Una tv privata che vende una frequenza in grado di coprire tutta la città potrebbe incassare tra tre e sei milioni di euro. È evidente che un business di tale dimensione stimola appetiti tra i più vari. Sino al 10 agosto erano 40 le emittenti locali pronte a vendere frequenze. Da quel giorno, vista anche l'enorme pubblicità avuta, le offerte si sono moltiplicate, anche se un conto ancora non è pronto. Tuttavia, chi vuole offrire frequenze, ha tempo sino a dicembre. Aumentano anche i dubbi sulla affidabilità dei venditori, visto che al primo tentativo di acquisto la Rai ha trovato una tv lombarda coinvolta in un'inchiesta giudiziaria. E giù, di nuovo piovono polemiche d'ogni tipo. Attacca la presidente Annunziata e si scontra con il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, con il direttore generale Cattaneo. Il consigliere di amministrazione Giorgio Rumi confessa: «Vivo l'acquisto di queste frequenze tv con grande ansia. È un incubo, ormai. In una trattativa così delicata, abbiamo bisogno di sostegno. Dipendiamo dal Tesoro? Bene: allora la Finanza ci aiuti». Un altro consigliere, Marcello Veneziani, ha un'idea diversa: affidiamo tutte le verifiche a una società esterna. Rileva invece Enzo Carra (Margherita): sulla vicenda dell'acquisto delle frequenze da parte della Rai «si regge l'intera legge Gasparri la quale senza una certezza sull'avvio del digitale terrestre non avrebbe alcun senso pratico». La sperimentazione frattanto va avanti. La Rai ne sa qualcosa perché un'opera del genere fu già effettuata con i Mondiali di calcio di Italia '90. E dai laboratori arrivano risultati positivi in particolare per i servizi. Oltre ai nuovi canali, ovviamente, saranno i servizi a partire. Si pagheranno le bollette via tv, dunque. Prima però dovranno essere siglate le convenzioni con gli enti (tipo Aci, Enel, etc). Ma la rivoluzione è ormai dietro l'angolo.