Magistrati promossi con criteri da manager
Per decidere le cosiddette «progressioni in carriera» si assegnerà un punteggio maggiore ai magistrati-manager, quelli cioè che dimostreranno di essere capaci di organizzare il loro lavoro «in modo da ridurre al minimo il disagio degli utenti della giustizia e dei loro difensori». Una valutazione che spetta ai responsabili dell'ufficio, chiamati anche a dimostrare «in concreto» il loro giudizio su «quantità e qualità» del lavoro svolto dai magistrati che valutano. In una delibera approvata dal plenum prima della pausa estiva, l'organo di autogoverno della magistratura decide di intervenire su uno dei temi più discussi. Il governo nella sua proposta di riforma dell'ordinamento giudiziario all'esame del Senato, prevede che la valutazione avvenga attraverso concorsi. Una soluzione contestata dai rappresentanti dei magistrati, tanto da spingere anche l'Anm ad avanzare una sua proposta: verifiche «più ravvicinate» della professionalità per la progressione economica, la cui competenza spetta al Csm. E proprio il Csm ora interviene in materia, correggendo i «punti di sofferenza» del sistema attuale di valutazione per «perfezionarne gli strumenti di attuazione».