«Frequenze, giusta la nostra cautela» Scontro con Gasparri che replica: «Sei pagata il doppio per questo»
Contro il direttore generale, contro il Cda, contro il governo. La prima bomba la tira la Annunziata, che, guarda caso, si trova a Bagdad: lo stop imposto dal Cda della Rai all'acquisto del primo pacchetto di frequenze per il digitale, si è rivelato «una mossa giusta». Il suo affondo prende spunto dalle notizie di inchieste giudiziarie che coinvolgerebbero Tvset Veneto e Lombardia 7 Tv. E sottolinea: «È stata premiata la nostra cautela e sono stati confermati i nostri sospetti». La vicenda, spiega Annunziata «obbligherà il Cda ad una ulteriore riflessione». E sottolinea che se si fosse agito in senso opposto «ci saremmo trovati in una situazione certamente imbarazzante, con il rischio di sembrare degli idioti o di andare sotto inchiesta pure noi». E si sofferma poi sul Cda del 6 agosto scorso che doveva appunto dare il via libera all'acquisto delle frequenze dalle due tv locali: «Quel giorno ho chiesto due volte l'interruzione del consiglio, una volta per fare io stessa qualche ulteriore accertamento anche su internet, un'altra per discutere informalmente della questione con i consiglieri». Ora «cambia ulteriormente il quadro della situazione». E impone delle riflessioni, ma anche accertamenti di responsabilità. «Questa vicenda - dice ancora - che la politica fa male a pressarci e a pretendere che dopo mesi che non si è fatto nulla e con il ddl Gasparri ancora in discussione il Cda faccia in sei mesi investimenti tanto ingenti». Una «inutile enfatizzazione di un problema marginale», replica Gasparri, che insiste: «Il Cda è pagato per fare tutte le verifiche del caso, ma ricordi che la Rai è chiamata a comperare frequenze non le società o le televisioni». «Da parte mia - fa notare il ministro - mi sto occupando di una legge, di un contratto di servizio che spingono il Paese verso il futuro nel rispetto delle norme già vigenti». Le procedure per l'acquisto delle frequenze, sottolinea ancora Gasparri, «sono state concordate nel Cda, che deve poi fare le verifiche su ogni singolo acquisto». Verifiche, aggiunge Gasparri, «per le quali tra l'altro il Cda è pagato, tanto che Lucia Annunziata si è fatta raddoppiare lo stipendio per fare questo lavoro. Il minimo che deve fare è verificare tutte queste cose». Controreplica della Annunziata: «A differenza della prudenza e della cautela sempre adottata, nei toni e nel modo di lavorare, da questo Cda della Rai, leggo che il ministro Gasparri ancora una volta commenta le vicende Rai con disprezzo sia delle difficoltà interne, sia delle complessità aziendali, sia delle persone». «Il ministro, o chiunque altro - insiste la Annunziata - può prendere visione della dichiarazione dei redditi da me presentata come documentazione volontaria al Cda per sapere se guadagno di più adesso o se guadagnavo di più prima». Ma contro la presidente si esprime anche Cattaneo, che sulla vicenda delle frequenze, afferma: la società deputata alla ricerca delle frequenze disponibili e la direzione generale «si sono comportate in maniera esemplare secondo procedure interne consolidate ed approvate». E avverte: «Se qualcuno era a conoscenza di fatti e situazioni poco chiare avrebbe potuto chiedere l'immediato blocco di qualsiasi operazione del consiglio, invece di un rinvio a settembre». Il consigliere Marcello Veneziani ricorda «il Cda è stato cauto ed è stato premiato per la sua cautela, ma anche il direttore generale era d'accordo, non vedo motivo di dissenso politico». Ma altri due consiglieri Francesco Alberoni e Angelo Maria Petroni, in una dichiarazione congiunta, in tutta la questione del digitale terrestre, «la Rai ha sempre proceduto in maniera del tutto conforme ai principi di salvaguardia dell'interesse pubblico e dell'interesse aziendale». Che puntualizzano: «I consiglieri ritengono che questa correttezza di comportamento vada attribuita tanto al consiglio nella sua collegialità e tanto alla direzione generale ed alla consociata Rai Way».