Giustizia, nella maggioranza c'è voglia di tregua
Il capo del governo è d'accordo, così saranno evitati polveroni pericolosi. Anche Castelli frena sul Csm
È la proposta che ieri il ministro per i rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi ha sottoposto all'attenzione di Silvio Berlusconi nella sua villa di Porto Rotondo in Sardegna. Il premier, ha riferito il ministro, «si è detto d'accordo». «È necessario - ha chiesto Giovanardi - che, una volta risolto il problema della commissione d'inchesta, di giustizia non se ne parli più». Ma la riforma dell'ordinamento giudiziario non verrà messa da parte. Si cercherà però di evitare che le riforme vengano affrontate con singole iniziative estemporanee. Nella Cdl, quindi, c'è voglia di tregua e di porre fine alle polemiche con i magistrati. Anche il ministro della Giustizia Roberto Castelli cerca di evitare nuovi scontri e non intende polemizzare con il Csm per il no alla «commissione Bondi» che dovrebbe indagare sull'«uso politico della giustizia» da parte di certe toghe. Non c'è motivo di replicare, sostiene il Guardasigilli, perchè non si tratta di una presa di posizione ufficiale del Csm ma di semplici opinioni personali espresse da alcuni membri dell'organo di autogoverno della magistratura. Ed io, ha precisato, «non intendo commentare prese di posizione di singoli esponenti del Csm», e «valutazioni» fatte al di fuori della sede istituzionale e che quindi non possono essere attribuite al Csm che si esprime esclusivamente con «delibere adottate dal plenum». Nonostante la cautela del Guardasigilli la polemica non si placa. La nostra iniziativa, ha spiegato uno dei firmatari del documento, il consigliere laico Gianfranco Schietroma (Sdi), non vuole essere «una invasione di campo nelle prerogative del Parlamento». Il Csm, secondo Schietroma, «non può rimanere inerte» di fronte a chi accusa la magistratura di «essere addirittura una associazione a delinquere a fini eversivi». Noi, è stata la risposta di Calderoli, non cerchiamo lo scontro istituzionale. Ma le leggi le fa il Parlamento, ha affermato, che può anche modificare la Costituzione, «e chi sostiene o tenta di fare diversamente crea un conflitto tra le istituzioni». Il deputato di Forza Italia Francesco Nitto Paola ha invece ricordato a Schietroma che alla Camera c'è già una proposta di legge per riformare la procedura dell'azione disciplinare del Csm. Ed a settembre, ha detto Nitto Palma, chiederemo che venga messa all'ordine del giorno della commissione Giustizia in modo che il Parlamento possa fare «una riflessione sulla strumentalizzazione politica dell'azione giudiziaria e sui compiti che il Csm si è andato attribuendo». Anche An polemizza con i membri del Csm. Per il capogruppo dei deputati Ignazio La Russa il giudizio espresso dalla maggioranza del Csm sulla commissione Bondi è «prematuro, infondato e assai grave» e «tutto politico e scorretto». La vicenda Tangentopoli, sostiene La Russa, deve essere riletta per accertare se tutte le inchieste siano state svolte alla stessa maniera oppure se ci siano stati «figli e figliastri». L'indagine parlamentare proposta da Bondi di Forza Italia, è la replica del capogruppo dei senatori Ds Gavino Angius, si prefigura come una «inchiesta canaglia». E le opposizioni «non devono prestarsi a questo gioco». Non dovrebbero, cioè, partecipare ai lavori della commissione. Dello stesso parere sono gli altri alleati dell'Ulivo. Ad eccezione dell'Udeur che è favorevole ad una commissione di inchiesta su Tangentopoli, ma chiede che la presidenza venga attribuita all'opposizione.