di STEFANIA MORDEGLIA PREOCCUPAZIONE, da parte delle Regioni, il giorno dopo l'allarme ...
Ma anche l'annuncio dell'introduzione di un meccanismo per contenere eventuali sforamenti nella spesa farmaceutica ha provocato non pochi allarmismi. A prendere la parola è il presidente di Farmindustria, Federico Nazzari. In che cosa consiste il progetto del governo? «Non so esattamente quali siano i meccanismi allo studio, ma non posso che esprimere preoccupazione nel caso il governo stesse pensando a un nuovo intervento sui prezzi. Sarebbe il settimo in meno di due anni e l'industria non potrebbe più sopportarlo. In Italia i farmaci rimborsabili sono più bassi del 14% rispetto alla media europea. I sei tagli già avvenuti hanno portato ad un risparmio di 1,9 miliardi di euro da parte dello Stato». Come intendete muovervi? «Mi auguro che, a settembre, riprenda il dialogo già iniziato con i ministeri dell'Economia, della Salute e le Regioni e si possano concordare meccanismi che aiutino a controllare meglio la spesa pubblica per i farmaci qualora il prossimo anno dovesse nuovamente crescere e creare preoccupazioni. La spesa pubblica per i farmaci nel 2003 sta viaggiando a -10% rispetto al 2002 e le previsioni indicano un -8% per fine anno. Nell'ambito della spesa sanitaria quella farmaceutica è l'unica voce in ribasso, mentre sono cresciute altre spese, come quelle ospedalieri o i beni e servizi. Stando così le cose, a fine anno sarà rispettato il tetto pubblico di spesa fissato al 13% del totale della spesa sanitaria nell'accordo del 2001 fra Stato e Regioni». Dovendo abbassare i prezzi dei medicinali mutuabili, le aziende farmaceutiche non si sono rifatte delle perdite aumentando i prezzi dei prodotti non rimborsabili? «Può essere che in qualche caso ciò sia avvenuto, ma si è trattato di recuperi marginali poiché per le aziende farmaceutiche la maggior parte dei guadagni (l'85%) deriva dalla vendita di quelli rimborsati dal Servizio sanitario nazionale. Il guaio è che, se si taglia troppo, a beneficiarne è soprattutto il mercato di esportazioni parallele». In che senso? «Se il prezzo dei farmaci è molto basso i grossisti italiani comprano molto dalle nostre industrie ed esportano i nostri prodotti negli altri Paesi europei, lucrando in questo modo sulle aziende nazionali».