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Regioni ed Europee, mal di pancia dei centristi Fermenti nelle giunte locali. A livello nazionale prende piede la lista unica per il prossimo anno

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Accade di tutto al centro. Nel centro del centrodestra e nel centro del centrosinistra. Se da un lato i seguaci di Follini e Casini picconano il Cavaliere, nella speranza di sgretolare il megaconsenso per Forza Italia; dall'altro quelli di Mastella stanno già segando l'Ulivo di Prodi, in particolare la lista unica che sogna il presidente della Commissione Europea. Ma è sul territorio, nelle Regioni, che si registrano i veri fervori centristi, si vedono i primi movimenti, i primi esperimenti con il chiaro tentativo di esportare a Roma gli eventuali successi locali. Regioni. Mauro Pili, il pupillo di Berlusconi, ci riprova. Ha avuto un nuovo incarico di formare il governo della Sardegna (dove, tra l'altro, si trova proprio il premier in vacanza). Ha ottenuto appena 22 voti su 80, quelli di Forza Italia e An. Per poter raggiungere il suo obiettivo deve cercare di convincere i centristi, sia quelli polisti che quelli ulivisti, di dargli fiducia per andare avanti. E proprio quelli dell'Udr, più vicini al centrosinistra, hanno provato a presentare un candidato presidente, ma i Ds hanno sbattuto loro la porta in faccia rifiutando l'intesa. Allo stesso tempo non hanno presentato un loro leader, lasciando, quindi, campo aperto a Pili anche se non ha i voti necessari. Situazione critica anche in Abruzzo dove quelli dell'Udc sono in rivolta contro la segretaria nazionale del partito, della quale ne contestano anche le scelte. E fibrillazione c'è anche in Calabria, dove il continuo sgomitare dei moderati ha portato al varo di tre giunte in tre anni e al cambio di ben undici assessori. E adesso il presidente Chiaravalloti si prepara all'ennesimo avvicendamento: ha abbandonato l'incarico di assessore ai Lavori Pubblici Aurelio Misiti, nominato commissario delle Grandi Opere del governo. E i centristi già reclamano quel posto. Lista unica. Il presidente della Lombardia dichiara: «L'idea lanciata da Berlusconi di una lista unica della Casa delle Libertà alle elezioni europee indica la strada giusta». «In Lombardia non c'è il mare ma inviterei volentieri Roberto Formigoni a fare qualche bagno anzichè a parlare di queste cose» replica Francesco D'Onofrio, presidente dell'Udc al Senato. E per il ministro Carlo Giovanardi, il problema di un partito «sezione italiana del Ppe» che veda insieme Udc e Fi sicuramente si pone, ma i centristi dovrebbero presentarsi con il proprio simbolo alle prossime europee. «Sono stato uno dei dirigenti di partito che più ha voluto la nascita del nuovo partito dell'Udc - ricorda l'esponente centrista - Un'operazione positiva come abbiamo riscontrato alle ultime amministrative che ci hanno portato a un consenso ben maggiore di quello che avremmo ottenuto con la somma dei tre partiti (Cdu, Ccd e De) confluiti nell'Udc». «Pertanto - prosegue - ritengo che l'Udc debba presentarsi con il suo simbolo alle elezioni Europee. Ma è giusto che la proposta di Forza Italia venga discussa e approfondita dagli organi di partito perché rimane sempre una delle ipotesi possibili delle elezioni di primavera». E sull'ipotesi di un partito di centro Fi-Udc, conclude: «In prospettiva, l'ipotesi di un partito unico di centro che faccia riferimento al Partito Popolare Europeo si pone: sarebbe una sezione italiana del Ppe, in alternativa alla Sinistra». Giustizia. È l'ultima polemica, quella sulla commissione Tangentopoli che vede l'Udc che frena sulle ipotesi chiare a Berlusconi e Forza Italia. L'Udeur è d'accordo.

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