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Gasparri: «Senza la nuova legge, rischi per la Rai»

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Il ministro ammonisce: «Potrebbe perdere pubblicità». Romani (Fi): «Centocinquanta milioni all'anno»

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«La mancata approvazione di una nuova legge - spiega Gasparri - farebbe correre alla Rai e ai suoi dipendenti quei rischi di declino e di instabilità che invece qualcuno vuole attribuire alla nuova normativa». E ribadisce che «l'obiettivo del governo è quello di garantire un futuro alla Rai», che, nel caso di stop alla legge, dovrebbe rinunciare alla pubblicità su una delle sue reti e quindi perdere una fetta della ricca torta del Sic, il Sistema integrato delle comunicazioni, che nella sua totalità è stato valutato in oltre 32 miliardi di euro. «Uno dei punti che non emerge con la giusta evidenza nel dibattito che sta accompagnando il varo della nuova legge sul sistema radiotelevisivo, è il rischio che corre la Rai qualora non dovessero essere approvate nuove norme», sottolinea Gasparri in una nota. «La sentenza della Corte Costituzionale dell'ottobre 2002, infatti - aggiunge il ministro - non prevede soltanto che una rete del gruppo Mediaset debba andare sul satellite, ma anche che la Rai debba rinunciare alla pubblicità su una delle sue reti. In considerazione dei limiti di affollamento che vigono ai sensi della legge Mammì per le reti Rai, la quota di pubblicità persa non potrebbe essere spostata, e quindi recuperata, su altre reti dell'azienda». «Per la Rai - insiste il ministro - si tratterebbe di una perdita di introiti molto significativa che non potrebbe essere in alcun modo compensata da eventuali aumenti del canone con la finalizzazione di un recupero per la pubblicità venuta meno». Per il ministro delle Comunicazioni, quindi, «appare evidente che la mancata approvazione di una nuova legge farebbe correre alla Rai e ai suoi dipendenti quei rischi di declino e di instabilità che invece qualcuno vuole attribuire alla nuova normativa. Come al solito siamo al travisamento della realtà. L'assenza di una normativa creerà problemi enormi alla Rai, mentre la nuova legge consentirà un rilancio dell'azienda che per prima conseguenza scongiurerà la perdita degli attuali introiti pubblicitari. L'obiettivo del governo è quello di garantire un futuro alla Rai che punti alla valorizzazione e alla tutela di tutto il patrimonio di professionalità e di risorse dell'azienda pubblica - conclude - anche in vista del suo diverso e migliore posizionamento sul mercato». La maggioranza si schiera col ministro. Giorgio Lainati (Forza Italia): «Gasparri ha ragione, si rischiano danni enormi». Che sono quantificati da un altro esponente di Fi, il presidente della commissione Tlc della Camera, Paolo Romani: Raitre diventerebbe una rete senza pubblicità, «la Rai avrebbe una perdita secca da 300 miliardi di lire all'anno». Ma l'Udc chiede con Pippo Gianni «una riflessione più approfondita sul testo». L'opposizione attacca duro, invece. Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi): «Gasparri non racconti favole». Enzo Carra (Margherita): «Il ministro vuole solo mettere al sicuro Mediaset». Mentre per Beppe Giulietti (Ds) «la non approvazione della legge non comporterà nessun danno per la Rai». F. D. O.

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