di PAOLO CABONI CAGLIARI — Mauro Pili ha rassegnato le dimissioni da presidente della Regione Sardegna.
«Mi dimetto ma non mi arrendo - ha detto Pili - consapevole che la Sardegna ha ancora bisogno di impegno civile e democratico. Lascio ma non mollo, perché credo che la Sardegna abbia ancora bisogno di passione politica e di impegno civile». È il «messaggio» di Mauro Pili ad alleati e avversari nel giorno in cui è stato costretto a rassegnare le dimissioni dall'incarico di formare una nuova giunta perché non ha i «numeri» (almeno 41 voti). L'esponente di FI ha parlato per meno di cinque minuti, mantenendo i toni bassi e smussando le polemiche, per lasciare però chiaramente intendere che non si ritiene fuori squadra, messo in tribuna, ma si è solo seduto «in panchina», pronto a rientrare in campo. «Oggi più che mai occorre operare per guarire i mali, non per vendicarli. In questi giorni - ha spiegato - ho preferito evitare qualunque parola per non entrare nel vortice della politica che non ama il silenzio. Ho preferito ascoltare le parole di chi ha condiviso con me un percorso politico ed istituzionale, usando la cortesia di un confronto diretto e registrando in silenzio l'invito di chi mi sollecitava a mettermi da parte per dare spazio ad altre soluzioni». Pili ha ringraziato sia coloro che gli avevano rinnovato la fiducia (i consiglieri di FI, An, Udc, Riformatori e Pps), sia quei consiglieri della coalizione di centrodestra (tre dell'Udr e tre ex di An) che «con altrettanta schiettezza» non hanno avallato il suo tentativo di formare un nuovo Esecutivo. «Ho fatto quanto ho potuto, ve lo assicuro. Ma non ditemi però, colleghi, che potevo gestire diversamente questa crisi, perchè ognuno di voi - ha aggiunto - conosce le ragioni profonde di questa crisi istituzionale. Non chiedetemi ora quali sono queste ragioni. Rivolgete, piuttosto, uno sguardo e un orecchio ai tanti sardi ancora senza un lavoro, a quei giovani che da questo Palazzo si attendevano altre risposte». Pili ha rivolto un «sentito e accorato ringraziamento ai 38 colleghi che mi hanno confermato stima e sostegno riconfermandomi alla guida della Regione. E un ringraziamento altrettanto profondo ai tanti sardi, molti più di quelli che avrei potuto immaginare, che mi sono stati vicini con un gesto, una parola, ripagandomi così da tante amarezze e delusioni» maturate in 20 mesi che «per me sono stati molto difficili». Il presidente uscente, che in queste due settimane non è riuscito a recuperare almeno tre voti che gli avrebbero consentito di arrivare a una maggioranza di 41, ha concluso il suo breve intervento, rassegnando («con amarezza ma con serenità, sapendo di voler rispettare fino in fondo quel patto forte e chiaro con i sardi che ci hanno dato fiducia») le sue dimissioni. Ora la palla passa ai centristi. Per l'11 agosto è stato convocata una nuova seduta del Consiglio regionale durante la quale si eleggerà il nuovo presidente. Circola già qualche nome, come quello di Pasquale Onida e di Massimo Fantola, due esponenti centristi attualmente consiglieri regionali, il secondo dei quali noto anche come leader regionale dei Riformatori. Il nuovo presidente avrà tempo fino al 5 settembre per formare la nuova giunta, altrimenti il ricorso alle elezioni anticipate sarà inevitabile. Pili lascia dopo che nel luglio scorso era stato sfiduciato in aula e costretto alle dimissioni dopo la mozione di sfiducia presentata dal centrosinistra. Determinanti ai fini della sua caduta da capo della giunta, i voti di tre esponenti dell'Udr, tra i quali l'ex presidente Mario Floris, e dei tre ribelli di An. Il presidente dimissionario ha lasciato intendere di essere pronto a una ricandidatura col centrodestra nelle prossime elezioni regionali del 2004. A meno che non gli venga proposto un posto di sottosegretario nel governo Berlusconi.