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«Anche ai centristi dico: basta, non scendete allo stesso livello»

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Volontè risponde... «No, guardi. Se vogliamo fare un ragionamento politico, va bene. Se vogliamo fare battute e battutine, le rispondo: buonasera». Anche il mite Carlo Giovanardi, ministro per i Rapporti con il Parlamento, s'inalbera se sente ancora le frasi al vetriolo che vengono pronunciate nella maggioranza, anche da quelli del suo partito, l'Udc. Allora, ministro, ricominciamo. «Ecco, bene. Ricominciamo. E sa da che cosa?». Da che cosa? «Dall'indultino». Le frizioni di questi giorni partono tutte da lì? «Esatto. Se dovessimo dare ragione alla Lega, allora dovremmo dire che non c'è rimedio: chi viene condannato deve essere condannato a morte». E perché? «Perché il gruppo della Lega alla Camera ha sostenuto in aula che votava contro l'indultino perché tutti quelli che escono poi tornano a delinquere. E allora? Che facciamo? Condanniamo tutti a morte?». Ciò che sostiene la Lega però è suffragato dai dati statistici. «Quelli che escono sarebbero comunque usciti tra un anno e anche meno. E poi ripeto: se ragioniamo in questo modo, sosteniamo la pena di morte per tutti e abbiamo risolto il problema. Ecco, il punto è proprio questo. Noi abbiamo una parte della maggioranza che in certi casi sembra ragionare fuori dalla Costituzione e, aggiungo, fuori dalla logica del buon senso». E allora, ministro? «Un attimo, non ho finito. Io mi occupo dei Rapporti con il Parlamento. E giudico il Parlamento guardando tutti i gruppi, di maggioranza e di opposizione. E penso che quello della Lega sia oltre i limiti. Ha ragione La Russa: non è possibile che un gruppo sia completamente svincolato da qualunque responsabilità. E possa anche attaccare le istituzioni, come ha fatto ieri». Ministro, però la Lega lo ha detto chiaro e tondo alcuni mesi fa: da oggi abbiamo le mani libere. Perché si sorprende? «E che vuol dire? In una coalizione si sta tutti e tutti assieme. Non capisco cosa voglia dire "ci siamo ma abbiamo le mani libere". Qualche giorno fa ero alla Camera a rappresentare il governo e me ne hanno dette di tutti i colori. Ho dovuto sopportare gli insulti. Ho chiamato tutti i leader della maggioranza per protestare e per spiegare loro che era inconcepibile quello che stava accadendo». Sino a marzo, tuttavia, non c'è stato alcun problema con la Lega. Che cosa è successo dopo? «Personalmente faccio due ipotesi. Una catastrofista e una ottimista». Cominciamo dalla catastrofista? «Se la Lega, il suo movimentismo, la decisione di andare da soli alle amministrative, insomma se la "politica delle mani libere" è tutta dettata da una scelta definitiva, allora la Casa delle Libertà è finita». E quella ottimistica? «Tutto questo nervosismo è dettato dalla preoccupazione di non vedere ancora realizzata la devolution. E allora Bossi stia tranquillo, la devolution è nel patto elettorale e tra poco sarà varata dal Parlamento». Che cosa prevede la ripresa a settembre? «Abbiamo tre priorità: il semestre europeo, la Finanziaria, le riforme. Tutto il nostro impegno per questi tre punti, e a gennaio si vedrà». E nel frattempo? Si va avanti in un clima di fuoco? «No, spero proprio di no. Lo dico anche a quelli del mio partito: non rispondete, non replicate agli insulti, non mettetevi sullo stesso livello». Landolfi dice: Berlusconi è il papà che lavora all'estero, An è come la mamma che porta avanti la casa, l'Udc è la suocera un po' brontolona ma saggia. La Lega come il figlio un po' scapestrato al quale, ogni tanto, un metaforico ceffone non farebbe male. Condivide? «Sì, e aggiungo: se questo figlio prende la macchina e va a sbattere contro un albero rischia di distruggere anche tutto il patrimonio della Casa. Delle Libertà». F. D. O.

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