«L'Unione europea deve avere più risorse»
Lo pensa Franz Turchi, eurodeputato di An e vicepresidente della Commissione Bilancio. Quale obiettivo si pone l'Italia durante il semestre? «All'interno dell'Unione europea dobbiamo ritrovare quella compattezza che si era persa durante la crisi irachena. Il lavoro della Convezione Ue è un momento culminante di questo semestre di presidenza per la riforma delle grandi istituzioni che hanno visto come padri De Gasperi e Schumann». Crede che per le riforme il primo obiettivo sia la sconfitta del voto a maggioranza nel Consiglio europeo in vista dell'allargamento ad Est? «Come vicepresidente della Commissione Bilancio, per riportare al tavolo tutte le istituzioni i 25 paesi della futura Unione è sempre più difficile se manteniamo gli attuali quorum di votazione. È necessario avere una maggioranza più semplice rispetto al principio dell'unanimità. È fondamentale per dare il segnale che l'Europa esiste». Qualcuno ha parlato di semestre Keynesiano alludendo alle proposte italiane per un piano di infrastrutture. È d'accordo? «Come relatore del Programma Trans european network (TEN) per le grandi reti sono assolutamente d'accordo nel cercare di trovare risorse per finanziare i grandi progetti. Propongo di avere più finanziamenti su questa linea di credito, portando il finanziamento dai 600 milioni annuali che dava l'Unione a 4 miliardi di euro. Non solo sul 10% a fondo perduto, ma al 20% a fondo perduto per le grandi opere». Questi lavori interesseranno solo il Nord Italia? «Non credo. Il gruppo di esperti di alto livello dell'ex commissario Van Miert, sono stati stabiliti altri 18 obiettivi che si aggiungono ai precedenti 14 stabiliti dal programma TEN. Sono interessati l'Adriatica, la Salerno-Reggio, il ponte di Messina, le ferrovie in Sicilia e Sardegna». E le polemiche che hanno caratterizzato il debutto del semestre italiano? «Ritengo che si debba fare un grande lavoro tutti insieme, abbandonando le logiche nazionali in un momento come questo. Se lavoreremo in questo modo aiuteremo la costruzione del progetto europeo. Se si pensa solo alle polemiche nessuno ne trarrà vantaggio». Soddisfatto della ripresa dei rapporti tra Usa ed Europa grazie alla mediazione di Berlusconi? «Stiamo capendo che una guerra tra Ue e il nostro principale mercato di riferimento, il Nafta, non porta da nessuna parte come testimoniano le guerre commerciali del recente passato».