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«Sulla Gasparri nessun dubbio dal Colle»

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Nuova guerra per il passaggio al digitale terrestre. La Annunziata mette l'elmetto

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In mattinata nel corso di una conferenza stampa il premier aveva infatti negato che da parte del Capo dello Stato fossero emerse perplessità sulla riforma, come rivelato da numerosi quotidiani. A stretto giro di posta dal Colle è arrivato un comunicato in cui si è tenuto a precisare che nessuna perplessità potrebbe mai essere stata espressa per il semplice motivo che dell'argomento tra Ciampi e Berlusconi mai si è parlato. Una chiave di lettura confermata, a scanso di equivoci, nel pomeriggio anche da Palazzo Chigi, si sussurra su precisa richiesta della Presidenza della Repubblica. Insomma, fa capire Berlusconi, se Ciampi non ha detto una parola sulla Gasparri, ora che è possibile ancora cambiarla, vuol dire che non ha nulla in contrario. «Sono false e frutto di invenzioni giornalistiche le perplessità che il Presidente Ciampi avrebbe espresso sul ddl Gasparri» ha spiegato il premier. «Non ho mai fatto trapelare nulla dei miei periodici incontri con il Presidente della Repubblica - ha aggiunto - ma questa volta devo farlo per smentire quanto è apparso su numerosi media. Non c'è mai stata nessuna perplessità appalesata dal Presidente della Repubblica sul ddl Gasparri. Nessuna». E per chiarire Berlusconi ha aggiunto di non aver quindi mai comunicato a Ciampi la sua volontà di apportare modifiche al provvedimento. Del resto per il premier la campagna montata sul caso è assolutamente vergognosa. «Vergognosa perché contraria alla verità, come se le aziende che appartengono alla famiglia del presidente possano avere dei vantaggi». Al contrario secondo Berlusconi «questa legge consente di fare tv a imprese importanti come Telecom, i cui utili superano il fatturato di Mediaset e della Rai, e consente l'ingresso ad operatori stranieri importanti». Il rischio a questo punto è al massimo che «sia Mediaset a trasformarsi nella Cenerentola dell'etere». E aggiunge: «Retequattro sul satellite? No, chiuderebbe e si perderebbero mille posti di lavoro. Non capisco perché colpiscono un'azienda che funziona e dà allo Stato un miliardo al giorno». Un racconto dei fatti che, giunto alle orecchie di Ciampi, ha spinto il Presidente a puntualizzare. E questo in virtù del principio: «quando il Parlamento parla il Presidente della Repubblica tace». Una puntualizzazione che anche Palazzo Chigi ha fatto propria onde evitare che potesse apparire un qualche contrasto tra i due presidenti. E dal governo si spiega, in una nota ufficiale, che «il Presidente del Consiglio conferma di non aver mai parlato del ddl Gasparri nei colloqui con il Capo dello Stato». Sull'argomento è prontamente arrivata anche l'ironica presa di posizione di Francesco Rutelli. «Più che un recordman delle rogatorie mi pare che sia un recordman delle smentite, visto che ne deve fare una al giorno». Ma sulle tv resta vivo un altro scontro, quello del passaggio al digitale, per il quale «stiamo vendendo la casa di famiglia senza preoccuparci di assicurare il futuro agli eredi». La presidente Rai lancia l'allarme ai parlamentari della Vigilanza; il direttore generale replica sciorinando le sue cifre. E a quattro giorni dal Cda agostano che dovrebbe dare il via al Piano di acquisto delle frequenze per il passaggio al digitale terrestre, a Viale Mazzini si infiamma la polemica su tempi, modi e procedure da seguire. L'incendio c'è, tanto da spingere anche il ministro Gasparri a intervenire: «La Rai - ammonisce - deve rispettare i tempi previsti dalla legge per il passaggio al digitale terrestre».

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