Pera: adesso servono le riforme
Marcello Pera teme che le «fibrillazioni» delle ultime settimane nei ranghi della maggioranza possano portare all'apertura di una crisi dagli esiti incerti. L'unico risultato sicuro, ritiene il presidente del Senato, sarebbe l'indebolimento del fragile bipolarismo italiano. E dunque fa appello alla maggioranza a ritrovare l'unità e a lavorare alla realizzazione del programma di governo. Con l'occasione Pera difende Berlusconi dagli attacchi della stampa estera e se la prende con chi usa la giustizia come «un'arma di carattere politico». Pera pronuncia fa le sue considerazioni durante la cerimonia del Ventaglio, il tradizionale scambio di auguri con i giornalisti della stampa parlamentare prima della pausa estiva. «È un dovere politico e morale di questo presidente del Consiglio e di questa maggioranza - scandisce - portare a termine quel programma con il quale si è presentato agli elettori». Alternative non ce ne possono essere. È categorico, il presidente del Senato nel suo giudizio: «Scorciatoie non ne vedo: se si volessero percorrere costituirebbero una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini». Pera si preoccupa di difendere Berlusconi non solo dalle manovre interne, ma anche dagli attacchi provenienti dall'estero. L'inchiesta dell'«Economist» contro Berlusconi è su tutte le pagine dei giornali, e la maggioranza non l'ha digerita. Pera non commenta il dossier del settimanale britannico, ma chiede ai partner dell'Italia più rispetto verso Berlusconi. In certi Paesi europei, argomenta, aleggia una sorta di «fattore B.», dove la consonante, ovviamente, sta per Berlusconi: c'è «una specie di barriera critica preventiva nei nostri confronti», come se il premier italiano fosse «un fattore di ostacolo». «Con tutto il rispetto che si deve alla libertà di stampa - aggiunge - l'Italia dovrebbe richiedere e ottenere maggior rispetto. Perché siamo un grande Paese, un Paese fondatore dell'Unione europea e non possiamo accettare che si sollevino dubbi sulla nostra trasparenza democratica». Ma Pera non si ferma qui ed apre il capitolo surriscaldato della giustizia. Secondo il presidente del Senato, «la giustizia è ancora usata come un'arma impropria, di carattere politico». Pera ricorda i bei tempi della passata legislatura, quando riforme importanti come quella del giusto processo, passavano con l'accordo di maggioranza e opposizione. Pera si rivolge ai due Poli per chiedere di mettere da parte le reciproche delegittimazioni, ma si capisce che è soprattutto all'opposizione che pensa. Che fare, dunque? Pera non ha dubbi: bisogna riformare le istituzioni. «La nostra costituzione è rimasta quella che era al tempo della proporzionale. Non si è avuto la forza e neppure il coraggio di rinnovarla. Mentre i nostri regolamenti parlamentari sono stati scritti con la filosofia anteriore al bipolarismo». Il compito di sbloccare le riforme, secondo Pera, è ora soprattutto nelle mani del governo e della maggioranza. L'Ulivo ha visto nelle parole di Pera un'inammissibile tirata pro-Berlusconi.