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MILANO — Brescia entra nel vivo della vicenda-Ariosto.

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La ricostruzione del maggiore è decisiva per gli inquirenti bresciani, che indagano sui pm Ilda Boccassini e Gherardo Colombo, per ricostruire il puzzle di una testimonianza che, secondo Cesare Previti, manca di diversi tasselli. Un passo indietro. Prima di deporre in Procura e diventare teste Stefania Ariosto era stata confidente di polizia con il nome in codice «Olbia». Il punto è che la Procura, sostiene in diverse denunce Cesare Previti, era costantemente informata dalla Gdf delle confidenze che la confidente faceva. E solo mesi dopo, firmando il primo verbale di dichiarazione, i magistrati milanesi avrebbero cancellato e taciuto alle parti il recente passato da confidente della teste che ai militari delle Fiamme Gialle, per di più, avrebbe fatto richieste «improprie» di aiuto. Il maggiore Antonio Martino conosce Stefania Ariosto a fine febbraio del 1995, quando questa viene convocata presso gli uffici di via Fabio Filzi per essere ascoltata come testimone in un procedimento penale avviato dal pm milanese Margherita Taddei su alcuni libretti al portatore di «area» Fininvest. Ed è in questa occasione che l'Ariosto afferma di essere a conoscenza di «gravissimi illeciti» che coinvolgevano personaggi molto in vista, ma che non se la sentiva di presentare una denuncia. Martino le propone di diventare una confidente e, congedata la signora, informa il suo comandante dell'epoca, il tenente colonnello Alessandro Falorni, con il quale si reca dal comandante del Nucleo, attuale generale Marchetti. Falorni viene incaricato di gestire la confidente. «Solo in un caso, forse due partecipai anch'io. Una volta, non trovando Falorni, telefonò a me», ha detto Martino in una delle udienze dei processi milanesi. La collaborazione durò fino a luglio di quello stesso anno «fino a quando la signora Ariosto non decise di effettuare una denuncia e diventare testimone». Intanto, succede qualcosa di «singolare». Nel marzo del 1995, a ridosso delle prime confidenze che Stefania Ariosto rende ai militari, un rapporto di servizio in merito, firmato dal maggiore Martino, e controfirmato da Falorni viene consegnato al pm Taddei che, dopo averlo letto, e dopo aver sentito il giudizio dell'allora procuratore aggiunto Gerardo D'Ambrosio, lo rimanda al mittente.

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