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Tv, ddl Gasparri rimandato a settembre La Camera chiede più tempo per esaminare il testo. Il ministro: «Avanti con la pazienza necessaria»

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Oggi sarebbe stato l'ultimo giorno utile prima della pausa estiva per cominciare a discuterla nell'aula di Montecitorio, ma ieri i presidenti della commissione Cultura Ferdinando Adornato, e della commissione Trasporti Paolo Romani sono andati dal presidente della Camera Pier Ferdinando Casini a chiedere altro tempo. Le loro commissioni, gli hanno spiegato, non concluderanno entro luglio l'esame di una materia così complessa. Casini ha allora annunciato che il provvedimento verrà esaminato dalla Camera a partire dal 18 settembre o, al più tardi, entro la prima settimana di ottobre. Alla frenata della maggioranza, accolta con favore dall'opposizione che voleva a tutti i costi impedire l'approvazione in commissione prima delle ferie, non sembra estraneo l'intervento del presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il capo dello stato, nell'incontro dell'altro giorno con i giornalisti parlamentari ha spiegato che non poteva commentare la legge, perché è suo dovere tacere quando il parlamento sta legiferando. Ciampi però ha ricordato di essersi già espresso con molta chiarezza sull'informazione e il pluralismo con il messaggio che inviò a luglio 2002 al Parlamento. Stando alle indicrezioni il presidente avrebbe chiesto chiarimenti su alcune norme sulle tv, e che potrebbe decidere di non firmare la legge quando arriverà al Quirinale se la giudicherà in contrasto con la Costituzione. Questa volta, insomma, Ciampi - i suoi consulenti e costituzionalisti stanno passando al setaccio le norme - non farà come con il lodo Maccanico o altre leggi, quando ha suggerito ritocchi e modifiche in corso d'opera in modo da evitare di rinviarle alle Camere. Le perplessità del Quirinale riguarderebbero in particolare tre punti della legge, il Sic, sistema integrato delle comunicazioni che farebbe finire in un unico calderone tutte le risorse, l'aggiramento della sentenza della Consulta su Retequattro, l'abbattimento di ogni barriera antitrust fra giornali e tv con gravi danni per i primi. Il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, si è detto convinto che «le parole del Capo dello Stato siano state molto chiare: quando il Parlamento lavora, è il Parlamento che deve essere messo nelle condizioni di legiferare. E a mio avviso sta legiferando nella direzione indicata dalla Costituzione e dalle decisioni della Corte Costituzionale». Gasparri è stato interpellato in merito alle dichiarazioni con cui il Presidente Ciampi ha rinviato la parola al Parlamento, riferendosi alla legge di sistema per l'informazione che lo stesso Capo dello Stato aveva chiesto un anno fa con un messaggio alle Camere. Al giornalista che gli chiedeva un commento sull'ipotesi, riportata da alcuni quotidiani, secondo cui il Presidente Ciampi non sarebbe disposto a promulgare la legge, «sono affermazioni che non trovano riscontro nella realtà», ha detto Gasparri. E dopo aver ribadito la costituzionalità del ddl che porta il suo nome, ha aggiunto: «Tutte le altre valutazioni sono opinioni rispettabili, ma non fondate su basi reali». Quanto all'esame parlamentare del disegno di legge, «stiamo procedendo nei lavori - ha detto il ministro - con tutta la pazienza necessaria, dimostrando ragionevolezza anche nel calendario, pur essendo quasi un anno che questa legge viene discussa, esaminata, anche sotto i profili della Costituzionalità, che a nostro avviso sono rispettati»

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