Telekom Serbia, Marini sotto torchio a Torino
Avrebbe confermato tutte le accuse. Il Gip: è «schiacciato dai debiti» e «tende alla doppiezza»
Nel carcere delle Vallette di Torino Marini, davanti ai magistrati che si occupano dell'inchiesta a suo carico per una presunta truffa internazionale, avrebbe confermato tutte le dichiarazioni fatte finora, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande della pubblica accusa. Il procacciatore d'affari aveva accusato tre esponenti del governo (Dini, Fassino e Prodi) di aver ricevuto, nel 1999, una presunta tangente da 450 miliardi di lire nell'ambito dell'acquisizione di una quota di Telekom Serbia da parte di Telecom Italia. Forti riserve sulla credibilità delle sue dichiarazioni sono state espresse dal gip Gianfrotta, mentre per la commissione Telekom Serbia la sua credibilità aumenta. Per quel che riguarda la vicenda Telekom Serbia, la magistratura torinese aveva archiviato l'inchiesta per la scadenza dei termini, indicando poi però la necessità di acquisire ancora documenti importanti ottenendo quindi una proroga di un anno. L'interrogatorio di ieri ha affrontato in particolare l'altra inchiesta sulla presunta truffa internazionale che, come aveva detto ieri mattina il legale di Marini, l'avvocato Luciano Randazzo, «ha un nesso molto indiretto con la vicenda Telekom Serbia». L'interrogatorio di Igor Marini nel carcere delle Vallette è iniziato alle 15,30. Durante l'interrogatorio nel penitenziario si è recato il procuratore capo, Marcello Maddalena. Fino a quel momento la Procura era rappresentata dal pm Paolo Storari. «Marini per la prima volta davanti ad un giudice - ha spiegato l'avvocato Luciano Randazzo - ha ripetuto le stesse cose che ha detto finora, aggiungendo qualcos'altro. Fra Telekom Serbia e l'altra inchiesta che lo vede coinvolto c'è un nesso molto indiretto e le accuse che gli vengono mosse dovranno anche essere dimostrate». Quanto alle voci che il promotore finanziario avesse altri sei nomi da fare (fra cui due parlamentari dell'ex maggioranza di centrosinistra, un funzionario dell'ex presidenza del Consiglio e un prelato dello Ior) l'avvocato non ha confermato, né smentito, aggiungendo poi che non gli risulta che siano stati ritrovati i documenti che proverebbero il pagamento di tangenti. Durante l'interrogatorio Marini avrebbe però riferito di aver personalmente incontrato la signora Donatella Dini. Ricordando che il suo assistito è stato regolarmente prosciolto dalle accuse di riciclaggio in Svizzera, l'avvocato, in merito all'arresto di Fabrizio Paoletti, ha sottolineato che questo «depone a favore dell'attendibilità di Marini come teste». Nel pomeriggio l'avvocato difensore ha formalizzato la richiesta di arresti domiciliari. Forti riserve sulla credibilità di Marini sono state espresse dal gip Francesco Gianfrotta nell'ordinanza che ha portato il sedicente promotore finanziario in carcere su richiesta della Procura di Torino. Il giudice descrive Marini come un personaggio «schiacciato dai debiti e tendente alla doppiezza», che talvolta quando viene interrogato racconta episodi e chiama in causa personaggi per ottenere «un salvacondotto a buon mercato meglio se con copertura istituzionale». Marini, che alla commissione parlamentare di inchiesta su Telekom Serbia ha detto di essere a conoscenza di tangenti destinate a esponenti del centrosinistra, a Torino è indagato per alcune complicate vicende di presunte truffe legate a titoli internazionali. Una di queste operazioni, a suo dire, era «funzionale almeno in parte - è scritto nell'ordinanza - al pagamento del prezzo della corruzione di politici italiani», ma il giudice si dimostra piuttosto scettico. Di diverso avviso l'opinione della Commissione Telekom Serbia. Per il presidente dell'organismo, Enzo Tarantino (An), se Igor Marini chiedesse di essere ascoltato nuovamente, la Commissione potrebbe anche interrogarlo, nonostante l'interruzione estiva dei lavori parlamentari. «L'eventuale richiesta di Marini - ha detto Tra