«GIÀ FATTA LA RIFORMA»
Resta sulle pensioni il «no» dei sindacati
Noi pensiamo che occorra un tavolo di coordinamento complessivo, in modo che non vi sia una frammentazione». Così il segretario generale Cisl, Savino Pezzotta (nella foto), dopo la risoluzione di maggioranza sul Dpef. E sulle pensioni ribadisce ancora una volta: «Oggi non ci sono le condizioni per fare una riforma del sistema pensionistico anche perché la riforma è stata fatta». Ma ad andare giù durissima contro la revisione del sistema pensionistico è la Cgil. Il Dpef messo a punto dal governo, dichiarano a Corso d'Italia, «prefigura una macelleria sociale». Sotto tiro, secondo la Cgil, pensioni di anzianità, Pubblico impiego e Sanità. Il governo, rileva il responsabile economico Beniamino Lapadula, prevede «misure strutturali pari a 6 miliardi di euro per il 2004 che dovrebbero diventare 18 nel 2005 e 22 nel 2006». Il «grosso» della manovra 2004, sempre secondo la Cgil, «se si escludono interventi sulle pensioni in essere, non potrà che riguardare le pensioni di anzianità. Con l'innalzamento del requisito di accesso a 60 anni si potrebbero ricavare risparmi pari a 3 miliardi di euro (2004), 6 (2005) e 9 (2006)». Quanto al fronte del pubblico impiego, secondo i calcoli della Cgil, il blocco per tre anni del turn over, sommato a quello delle retribuzioni, potrebbe consentire minori spese per 4, 8 e 12 miliardi di euro per gli anni 2004, 2005 e 2006. «Anche in questa ipotesi - rileva la Cgil - che appare comunque irrealistica per gli effetti devastanti che avrebbe sui servizi cruciali, Vigili del fuoco e Polizia di Stato compresi, dovrebbe comunque essere tagliata la Sanità per diversi miliardi di euro, 4 nel 2005 e 12 nel 2006». La Sanità, avverte il dipartimento economico di Corso d'Italia, «sarà in ogni caso colpita, come già è avvenuto in questi ultimi due anni» e si possono prevedere quindi «più ticket, assistenza indiretta per farmaceutica e specialistica, servizi ospedalieri più scadenti». Il governo, secondo Lapadula, «dopo aver lavorato apertamente per dividere i sindacati, ora vuole concertare con loro manovre di macelleria sociale. Il problema non è quanti tavoli di confronto debbano attivarsi, in questo quadro è il confronto stesso a essere privo di senso». E al sindacato offre una sponda politica Enrico Letta: «Come si può fare la riforma delle pensioni se prima si sono fatti dodici condoni che hanno aiutato gli evasori?», chiede retoricamente l'esponente della Margherita, e solleva il problema dell'equità nell'ambito degli interventi dell'esecutivo sottolineando la necessità di tutelare i lavoratori precari e atipici. «Il problema - ha detto l'ex ministro delle Attività Produttive - non è solo la riforma del sistema, ma anche l'estensione delle tutele. Non si può andare avanti con due milioni di co.co.co, che non mettono da parte niente per la pensione, non hanno diritti né certezze per poter programmare il futuro».