Tremaglia: niente cene e basta con le correnti
Mirko Tremaglia, ministro per gli Italiani nel mondo, a conclusione dell'incontro, a Villa Pamphili, con la delegazione Usa che ha firmato la lettera d'intenti tra l'Istituto Superiore della Sanità italiano e il National Institute of Health degli Usa, ribadisce cosa pensa del travaglio interno ad Alleanza Nazionale. Sottolinea che la verifica all'interno della coalizione non è finita, rifiuta qualsiasi accostamento con le antiche faide della «Balena bianca», non nasconde il problema delle correnti di An ma ne vorrebbe lo scioglimento. E, tanto per essere chiari, non ha partecipato a nessuna cena. «Io vado soltanto in Direzione e lì dico quello che penso - spiega subito il ministro - e ritengo che per la ripresa del partito serva sciogliere le correnti. Occorre che An abbia maggiore visibilità e si crei una nuova situazione anche all'interno della coalizione: non è possibile che un partito con il 3% abbia 3 ministri importanti. Basta con gli appiattimenti, va rispettato il programma della coalizione». E va giù duro contro il Carroccio: «Della Lega si può benissimo fare a meno, non dobbiamo subirla, specialmente se è contro lacoalizione. La verifica non è finita e proprio la Lega lo dimostra, così come questo ing. Castelli, del quale non condivido la posizione sulle rogatorie, che ci ritroviamo come ministro della giustizia e continua a colpire gli interessi». Del neo coordinatore La Russa niente da dire, anzi. «Gli faccio gli auguri anche perché ha un lavoro serio da fare, visto che dovrà occuparsi a tempo pieno del partito e del suo rilancio. An ha bisogno di risvegliarsi e rimettersi in funzione e questo dovrà fare La Russa, al di là delle correnti e tutti se ne debbono rendere conto altrimenti lo scontro interno è solo rimandato». E lancia un monito al presidente del partito. «È necessaria, e sono sicuro che ci sarà, una forte iniziativa di Fini a settembre, un appello a tutte le federazioni per lo scioglimento delle correnti. Oggi c'è carenza di classe dirigente perché stanno tutti al governo». Brillano gli occhi color cielo di Tremaglia, quando afferma che i problemi non si risolvono con le liste uniche, ognuno deve avere la sua faccia e contro la partitocrazia serve un «patto con le categorie lavorative: chi lavora e produce conta e va difeso».