Brescia, ora sotto inchiesta ci vanno i giornalisti
Scattate le perquisizioni ai cronisti che hanno pubblicato le richieste di Tarquini a Milano
Ed è proprio su quest'ultimo che gli inquirenti bresciani hanno chiesto ai due pm una serie di atti che ne ricostruiscono, di fatto, la storia: dall'avvio delle indagini nel 1995 fino agli sviluppi che, ancora oggi, manterrebbero il fascicolo attivo e segreto perchè contro ignoti. Intanto funzionari della Squadra mobile di Brescia, su mandato della Procura della Repubblica della città lombarda, hanno effettuato una perquisizione nella redazione a Milano dell'Adnkronos, l'agenzia di stampa che ha divulgato i contenuti delle richieste del procuratore di Brescia Tarquini alla Procura di Milano. Altri accertamenti sono stati effettuati nella redazione centrale di Roma sempre da parte della Squadra mobile di Brescia. Bruno Tucci, presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio e del Molise considera «un fatto negativo e da stigmatizzare» la perquisizione. «Quando le forze dell'ordine intervengono in questo modo -dice Tucci- è chiaro il tentativo di mettere un legaccio e di limitare la libertà di stampa. L'Adnkronos ha fatto esclusivamente il proprio dovere di informazione». Riguardo al fascicolo aperto dalla magistratura sulla fuga di notizie, Tucci commenta: «Ma perché ad essere messi sotto accusa sono sempre i giornalisti? E chi quella notizia l'ha fatta trapelare? È ingiusto e incoerente colpire sempre da una parte sola». «I giornalisti continuano a fare il loro mestiere e le procure continuano e cercare nelle redazioni il frutto dell'inaffidabilità degli stessi uffici giudiziari nel mantenere il segreto», aggiunge Paolo Serventi Longhi, segretario della Federazione nazionale della stampa. «Invece di disporre atti che appaiono pesantemente intimidatori, la procura di Brescia avrebbe fatto meglio a disporre indagini al proprio interno -continua Serventi Longhi- L'Adnkronos ha tenuto un comportamento legittimo e del tutto conforme alla deontologia professionale». «È una storia che si ripete in un momento di forte attacco all'indipendenza della magistratura -afferma il segretario della Fnsi- Non c'entra nulla con tutto ciò, con la giusta protesta contro l'interferenza politica e contro l'interpretazione non condivisibile delle leggi, la normale attività di un'agenzia di stampa che fa solo il proprio dovere». Arriva la replica del Procuratore: «Sono rimasto stupito, sbigottito. Mi domando come possa essere accaduto e perché», dice Tarquini a La Repubblica, aggiungendo che a queste due domande «dovremo dare una risposta». «Quel documento - spiega il capo degli inquirenti bresciani - è stato inoltrato a Milano in modo molto rigoroso giovedì pomeriggio. Eppure poco dopo già si sapeva che io avevo chiesto informazioni a Milano». Alla domanda per sapere a chi giova, o chi danneggia, la pubblicazione del documento, Tarquini risponde: «Non lo so proprio. Non so se c'è qualcuno che gioca contro qualcun altro e per che motivo». Quando gli viene chiesto se ha l'impressione di sentirsi tirato per la giacca da una parte e dall'altra da chi vuole che chieda il rinvio a giudizio per i due pm e da chi vuole che li prosciolga, Tarquini replica secco: «No, nessuno mi tira la giacca. E quello che qualcuno può dire fuori da questa porta non mi tocca».