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«IL GOVERNATORE Fazio sa bene che il Dpef è il documento che prepara la Finanziaria: vorrei ricordare ...

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È evidente che per i contenuti occorrerà attendere la Finanziaria». Tocca al vicepremier Gianfranco Fini difendere il documento di programmazione economica e finanziaria dalle critiche che ieri sono giunte da Antonio Fazio. E secondo il leader di An «la legge finanziaria deve comprendere interventi volti a quel patto di sviluppo, crescita e rilancio dell'economia che è l'obiettivo del prossimo anno. «Discuteremo nella maggioranza se gli eventuali aggiustamenti al sistema previdenziale dovranno intervenire con la Finanziaria o attraverso la delega già in Parlamento, come ha proposto il ministro Maroni». Il vicepresidente del Consiglio, a chi gli chiede se An tornerà sulla richiesta di istituzione di una cabina di regia, spiega che «l'obiettivo non era e non è ottenere lo strumento, ma difendere il valore, cioè la collegialità. E posso dire che, dopo la discussione del Dpef, sono ottimista». «Del resto - aggiunge Fini - il vero banco di prova sarà la discussione tra qualche settimana dei contenuti della finanziaria e del ddl sulle riforme. Sarà lì che dovremo confermare il metodo della collegialità». Il leader della destra ribadisce che il clima nella Cdl ora volge a sereno: «Oggi è tutto chiaro, per quanto riguarda il metodo: Berlusconi ha capito che An faceva sul serio e il rapporto con la Lega si è incanalato su un binario giusto. Quanto al merito, vedremo a settembre». Quindi difende il governo dalle critiche sul conflitto d'interessi: «Abbiamo fatto questa legge forse in ritardo: non nei primi cento giorni di governo. Nel merito, la si può considerare come si vuole. Io, ad esempio, non contraddico chi dice che è una legge soft ma lezioni di coerenza dalla sinistra non ne prendiamo». Infine una proposta in vista delle prossime elezioni europee: «È importante che una nuova legge elettorale per le europee introduca il principio dell'incompatibilità tra mandato europeo e mandato nazionale». E definisce un'ipotesi «non da escludere a priori» quella di liste uniche della Cdl: «È evidente - conclude Fini - che tutto dipenderà dal buon esito del lavoro per una nuova legge elettorale europea perché credo che sia importante che i deputati europei non abbiano doppi mandati». Non mancano le resistenze, specie nella Lega, che frena anche sulla riforma del sistema elettorale delle europee, riforma che favorirebbe dei listoni unici. La bozza a cui sta lavorando da qualche giorno la Cdl prevede di passare da un sistema proporzionale puro con preferenze, a un proporzionale con lista bloccate e, di fatto, con una soglia di sbarramento. Sistema che, in caso di lista unica, garantirebbe i partiti più piccoli. Ma dalla Lega arriva uno stop: «Io - spiega Roberto Calderoli, coordinatore della segreteria federale della Lega - ho riferito a Berlusconi quello che Bossi mi aveva detto di dire; finché non si fanno le riforme non si parla di sistemi elettorali, siano essi nazionali, locali o europei».

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