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«Dpef vago, più incisivi sulle pensioni»

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Fazio: «Non c'è ancora un'indicazione chiara della strada per ridurre la pressione fiscale»

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L'Italia, che «soffre di un bradisismo competitivo che ogni anno peggiora», ha bisogno invece di «concrete, pronte, azioni di politica economica». Solo così, avverte il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, il governo potrà centrare gli obiettivi di crescita economica programmati e ottenere quel consenso sociale necessario per fare le riforme strutturali. La Banca d'Italia non chiude le porte all'ottimismo ma sollecita il governo a muoversi: «la fiducia nasce dal fare, nasce dal fare», ripete per due volte Fazio che definisce il piano economico programmatico ancora troppo sbilanciato sulle misure una tantum, mentre quelle strutturali sono ancora troppo generiche. Già dal prossimo autunno, con la presentazione della Finanziaria 2004 il governo dovrà - viceversa - dare «concretezza all'azione di politica economica. Avanzamenti anche graduali, ma progressivi, certi - ha detto il governatore ascoltato dalle commissioni bilancio di Camera e Senato sul Dpef - daranno fiducia agli operatori, alle famiglie e alle imprese, incoraggiando, nell'attuale fase di basso costo del denaro, una ripresa degli investimenti privati». Insomma, è il messaggio che via Nazionale recapita al governo, il consenso sociale si può ottenere ma a patto che si riesca a ridurre la pressione fiscale e a riportare in equilibrio i conti pubblici, condizione ineludibile se si vuole ottenere la fiducia delle famiglie e degli investitori: «Gli obiettivi di sviluppo e di accrescimento dell'occupazione, le necessarie riforme - ha detto Fazio - possono trovare un consenso sociale se la politica economica sarà in grado di convincere gli operatori circa la volontà e l'effettiva possibilità di ridurre la pressione fiscale e di riequilibrare i conti pubblici». E proprio parlando dei conti il governatore ha evocato il rischio di «misure aggiuntive» per centrare il target di debito. Ecco in breve i principali passaggi dell'intervento del governatore a Palazzo Madama: Dpef troppo vago. Il Documento «non fornisce i valori programmati per le entrate e per le spese. Non vi è indicazione di un sentiero di riduzione della pressione fiscale». Crescita "vincolata". «Aumenti del prodotto in linea con quelli indicati dal Dpef per i prossimi anni sono possibili, - ha detto Fazio - tenuto conto delle risorse disponibili, ma richiedono concrete, pronte, azioni di politica economica». Debito. «Il Dpef prevede una riduzione del rapporto tra il debito e il prodotto dal 106,7% nel 2002 al 105,6%; date le previsioni ufficiali del fabbisogno, il conseguimento di questo obiettivo potrebbe richiedere l'adozione di misure finanziarie aggiuntive». Più incisivi sulle pensioni. Serve una revisione incisiva riforma Dini. La spesa pensionistica «è destinata ad accrescersi ulteriormente negli anni a venire, in relazione al progressivo invecchiamento della popolazione. Una revisione incisiva della riforma pensionistica del 1995 può consentire una graduale flessione della spesa in rapporto al prodotto». Inoltre la revisione della riforma «deve far leva su un progressivo innalzamento dell'età media effettiva di pensionamento; nel calcolo delle prestazioni occorre far salvi i diritti maturati nel periodo di attività lavorativa già svolta». «È essenziale - infine - lo sviluppo delle forme previdenziali complementari». Troppo fisco su imprese. «È necessario rimuovere i fattori che limitano le dimensioni e la produttività delle imprese». Bisogna «soprattutto ridurre stabilmente il carico fiscale, in primo luogo quello che grava sulle imprese». Non toccare patto stabilità. Il patto di Stabilità «ha senso e non va toccato» ha detto Fazio che, a proposito della richiesta avanzata da più parti di escludere le spese per investimenti e infrastrutture dal calcolo del deficit, ha espresso una «posizione negativa al riguardo. Questo patto ha senso - ha detto - non va toccato», anche perché, ha aggiunto, «esistono fondi per finanzia

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