«Troppi tavoli, rischiamo il crack competitivo»
D'Amato va all'attacco: «Il Dpef è generico, tardivo e insufficiente. Vogliamo le riforme»
E ieri in una conferenza stampa congiunta con Carlo Cottarelli, capo della delegazione del Fondo monetario che ha concluso la tradizionale «ispezione» in Italia, ha ribadito le sue certezze. «Siamo assolutamente convinti - ha ribadito il ministro - di avere ragionevoli margini per centrare entro fine anno il traguardo del 2,3% nel rapporto tra indebitamento e pil». Un traguardo messo in discussione dal Fondo monetario che nel suo rapporto ha indicato il 2,75%. Unica possibilità di migliorare questo tetto può essere determinata dall'andamento dei condoni, per i quali gli ispettori per ora calcolano incassi poco superiori ai 13 miliardi di euro quest'anno e di altri tre nel 2004. Cifre non messe direttamente in discussione da Tremonti che ha assicurato che su questo tema «il Governo non fornirà stime ma solo il dato reale». Promessa smentita da lì a pochi minuti da uno dei suoi vice, Mario Baldassarri, pronto a scommettere su incassi di 15-16 miliardi già quest'anno. Altro motivo di frizione tra Governo italiano e Fondo monetario il capitolo pensioni. Per gli ispettori di Washington infatti la delega sulla previdenza, finora unico atto concreto in materia, «va considerata decisamente insufficiente a moderare la tendenza della spesa pensionistica». Motivo per cui l'Italia sarà chiamata a sforzi addizionali «per mantenere il deficit vicino agli obiettivi di finanza pubblica». Un incitamento, ha chiarito Cottarelli, che però non va inteso come una necessità a una monovra bis nel corso dell'anno. Tremonti anche sul tema delle pensioni ha però dimostrato di pensarla diversamente assicurando «che alla fine grazie al varo del secondo pilastro della previdenza rappresentato dai fondi integrativi verrà fuori una delega importante. E su questo - ha aggiunto Tremonti per sgombrare il campo da dissidi con il suo collega al Welfare - Maroni sta lavorando benissimo». E su questo punto si sono come al solito divisi i giudizi di sindacati e imprenditori. Stefano Parisi, direttore generale di Confindustria, ha auspicato che almeno questa volta il Fondo monetario venga ascoltato. Opposta la valutazione dei sindacati che difendono la sostenibilità della riforma Dini per la quale è prevista una verifica solo nel 2005. Nettamente da bocciare per i sindacati anche l'idea lanciata sempre dal Fondo monetario di arrivare a salari pubblici differenziati. Una proposta giudicata invece interessante dal vice ministro Baldassarri.