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di LUIGI FRASCA SENZA le necessarie riforme strutturali in Finanziaria, a partire da ...

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Il grido d'allarme è del presidente di Confindustria, Antonio D'Amato, per nulla soddisfatto del Dpef varato dal Governo e approdato in Parlamento: «Un documento tardivo, generico e insufficiente», ha detto, in cui manca quella svolta necessaria per agganciare la ripresa e rilanciare lo sviluppo. Il leader degli industriali, nel corso della conferenza stampa seguita alla riunione di Giunta, punta chiaramente il dito sul Governo che, a suo modo di vedere, nel Dpef non si è assunto fino in fondo le proprie responsabilità: «La strada delle riforme sembra si sia improvvisamente persa nel corso degli ultimi mesi e, soprattutto, nel corso delle ultime settimane». Questo «preoccupa fortemente» Confindustria che insiste sulla necessità di una «Finanziaria di sviluppo»: «L'alternativa - ha sottolineato - è una Finanziaria di recessione», che proprio nel momento della ripresa della congiuntura internazionale ci porterebbe dritti verso un «crack competitivo», con l'Italia destinata a rimanere «schiacciata nella tenaglia costituita da Stati Uniti e paesi asiatici». Dunque, l'esecutivo è avvertito: «Pensare che basti l'arrivo della ripresa internazionale per risolvere tutti i nostri problemi e solamente un'illusione fuorviante». Il punto su cui batte D'Amato è sempre quello delle riforme strutturali: «Bisogna ridisegnare subito la politica economica e sociale del nostro Paese - ha detto - e per questo è necessario che le riforme strutturali siano presenti nella prossima manovra Finanziaria. È chiaro - ha proseguito - che non si può prescindere soprattutto dalla riforma previdenziale, che serve non solo per garantire equità sociale e solidarietà intergenerazionale, ma serve anche per generare quelle risorse indispensabili per rilanciare gli investimenti e riqualificare il nostro sistema competitivo. Dunque, questa è una scelta chiara e consapevole che deve essere fatta in tempi brevi». Tra l'altro, per il leader degli industriali «solo con una riforma delle pensioni veramente strutturale l'Italia può essere credibile sul piano europeo, soprattutto quando nel corso del semestre di presidenza italiana dell'Ue dovrà rilanciare la riforma della cosiddetta golden rule». A convincere poco il presidente di Confindustria è anche il metodo proposto dal Governo per rilanciare il dialogo sociale: «Tutti quei tavoli previsti nel Dpef - ha detto - ci sembrano francamente troppi. Quello che serve è un confronto serio e approfondito, e non mi sembra utile frammentarlo in una molteplicità di tavoli. Tale frammentazione - ha aggiunto - fa non solo perdere tempo ma anche quell'unicità, quel quadro d'assieme da cui il confronto non può prescindere».

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