Tremonti: «Diremo addio alle una tantum»
Entro tre anni la fine del ricorso alle misure episodiche. L'Italia non è un Paese in declino
Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, precisa gli intenti del governo sulle riforme durante l'audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, con la quale ha illustrato le linee del Dpef. Uno strumento al quale non risparmia critiche («è democristiano, è figlio del compromesso storico»), ma che non verrà eliminato, semmai drasticamente ridotto. E coglie l'occasione per precisare anche di «non avere mai pensato ad azzerare l'autonomia di Bankitalia» e di aver voluto cancellare in prima persona la parte sul credito e sui mutui casa inizialmente inseriti in una prima bozza del Documento circolato sulla stampa. Nell'incontro con i parlamentari, nel quale non sono mancati botta e risposta con i rappresentanti dell'opposizione, Tremonti risponde alle molte domande. Evita, però, quelle sul condono edilizio rinviando alla messa a punto dalla finanziaria la definizione più precisa della formula prevista dal Dpef di interventi una tantum su immobili e real estate. Tremonti punta invece l'accento sul piano di crescita presentato dall'Italia all'Ue per il rilancio delle infrastrutture e che l'Ecofin ha iniziato ad esaminare «solo un mese dopo la presentazione da parte del governo, e la tempistica è un segno della considerazione con la quale l'Europa ha accolto la proposta italiana». Alcuni punti però, ha precisato il ministro, «devono essere chiariti, a cominciare dagli investimenti per le infrastrutture immateriali, punto sul quale c'è qualche criticità, mentre sulle infrastrutture materiali abbiamo già da tempo il know how». L'Italia «non è un Paese in declino», dice Tremonti, rifiutando, in polemica con l'opposizione, «i cupi scenari gotici» presentati da questi. Tuttavia il Paese «risente certamente di difficoltà legate anche a fattori demografici». Il ministro conferma i dati macroeconomici contenuti nel Dpef, aggiungendo che, in caso di scostamenti, non ci sarà bisogno di manovre aggiuntive, grazie agli stabilizzatori automatici. In ogni caso l'Italia non uscirà dal Patto di stabilità. Tremonti annuncia che entro tre anni spariranno le misure una tantum dalla Finanziaria e difende le operazioni una tantum, sottolineando che farle «era l'unico modo di non uscire dal Patto in un momento di congiuntura negativa, senza fare macelleria sociale, e le abbiamo fatte in accordo con la Ue». E l'argomento apre un battibecco polemico con alcuni parlamentari dell'opposizione. Il ministro rinvia anche le domande sull'andamento del debito pubblico e sui dati relativi alla pressione fiscale. Tremonti illustra invece a grandi linee gli interventi della manovra da 16 miliardi di euro indicata dal Dpef. Spiega così che «sarà rappresentata per un terzo da una parte strutturale, che prevede interventi di contrasto all'evasione e al sommerso, la diminuzione dei regimi privilegiati, l'attivazione sul criterio europeo del patto di stabilità interno e l'effetto di sostituzione della spesa pubblica».