Rinuncia perché potrebbe ricompattare la maggioranza L'Ulivo non sfiducerà Castelli
Anche se tutti concordano nel giudicare «disastrosa» la gestione del dicastero e della vicenda Sofri, i capigruppo del centrosinistra hanno considerato che avrebbe l'effetto opposto di ricompattare la maggioranza attorno al Guardasigilli. E di rendere magari più difficile la concessione della grazia all'ex leader di Lotta continua condannato come mandante dell'omicidio del commissario Calabresi. Ieri invece parlamentari di tutti i partiti del centrodestra e dell'opposizione, tranne Lega e An, hanno deciso di tentare un'altra strada per aggirare il no del ministro della Giustizia. Una proposta di legge, cioè, per stabilire con chiarezza che quella di concedere la grazia è una prerogativa che spetta al capo dello stato. Il principio è già sancito dalla Costituzione, ma di fatto il potere è del ministro della Giustizia. «Il presidente della repubblica è un notaio, un direttore di un ufficio postale che può mettere un timbro oppure no», ha spiegato l'ex sottosegretario alla Giustizia Franco Corleone, che ha firmato la legge sostenuta anche da deputati verdi, di Prc, Sdi, Ds, Forza Italia e Margherita. Nel caso Sofri infatti, Ciampi si è dichiarato pronto a firmare la domanda di grazia per Sofri, ed è stato proprio il no di Castelli a bloccarla. Deputati e senatori dei due poli continuano intanto la staffetta del digiuno che dura ormai da diversi anni a sostegno della grazia, anche se lo stesso Sofri, dal carcere, ha chiesto loro di rinunciare. Dalla chiesa e dal Vaticano arrivano diverse e autorevoli pressioni per l'atto di clemenza.