Colombo e Boccassini indagati per abuso
La documentazione «negata» è stata anche oggetto di una recente ispezione disposta da Castelli
I magistrati milanesi ora finiscono nel mirino della procura di Brescia. Dopo gli attacchi del premier Silvio Berlusconi, del deputato di Forza Italia Cesare Previti e dopo l'invio degli ispettori del ministro della Giustizia, i pm che rappresentano la pubblica accusa nel processo Sme e nel processo Sme-stralcio ieri sono stati iscritti nel registro degli indagati per la vicenda dell'ormai famoso fascicolo 9520. Di questo testo segreto avevano chiesto l'acquisizione i legali della difesa di Previti (imputato nel processo Sme) e gli 007 mandati da via Arenula. Ma alle ripetute richieste, i magistrati milanesi avevano sempre opposto il segreto istruttorio. Ora, però, la procura di Brescia li avrebbe iscritti nel registro degli indagati per abuso di ufficio. Il braccio di ferro tra i legali di Previti e Berlusconi e i due pm ha spinto il ministro della Giustizia a inviare gli ispettori a Milano. Gli 007 hanno concluso l'indagine sostenendo che Boccassini e Colombo non avevano collaborato. Anzi, con il loro comportamento, avevano «compromesso il prestigio dell'Ordine giudiziario». Così, per il fascicolo 9520, «madre» dei processi Imi-Sir, Lodo Mondadori e Sme si è scatenato il putiferio. A difesa dei magistrati sotto accusa si è schierata la VI Commissione di Palazzo dei Marescialli che, in un documento - al voto del plenum del Csm - ha legittimato il comportamento di Boccassini e Colombo: «i pm hanno rispettato l'obbligo di leale collaborazione con gli ispettori del ministro della Giustizia». Di più, non potevano consegnare il fascicolo per rispettare il segreto istruttorio. Intanto, di fronte alle accuse del Csm e dell'opposizione, il Guardasigilli ha tirato in ballo il capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi in qualità di presidente dell'organo di autogoverno dei magistrati e ha criticato Palazzo dei marescialli, «colpevole» di aver emesso un «verdetto prematuro». Insomma, sulla giustizia la tensione è alle stelle. E lo scontro tra il ministro Castelli e il Csm potrebbe riaprirsi domani quando si svolgerà il dibattito - sollecitato dallo stesso Guardasigilli - sul contestato fascicolo 9520. S'infiamma naturalmente il mondo politico. E il mondo politico torna a dividersi. «In una vicenda sconvolgente, come quella che mi riguarda, che qualcuno faccia luce mi dà una speranza di verità», commenta Cesare Previti. «Gli ispettori hanno raccolto notizie, elementi, circostanze tali per cui sarebbe inspiegabile se non venisse avviato un procedimento», aggiunge il presidente della commissione giustizia della Camera, il deputato-avvocato azzurro Gaetano Pecorella. «La cosa mi rende veramente felice», commenta la notizia dell'indagine Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord e vicepresidente del Senato, che sottolinea: «Avremo la possibilità - afferma - di vedere a questo punto se la legge è uguale per tutti, anche se ho qualche dubbio al riguardo. L'unico timore che ho è che alla fine prevalga la legge del 'cane non mangia canè». Di tutt'altro avviso il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio: «Questa vicenda puzza di vendetta, un ennesimo attacco che ricorda le vicende di Di Pietro, che veniva ogni volta accusato e poi è stato assolto da tutti i procedimenti a Brescia». Antonio Di Pietro chiede di non lasciare soli i pom di Milano.