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di FABRIZIO DELL'OREFICE GIANFRANCO FINI deve tornare a guidare Alleanza nazionale.

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Mentre uno, il presidente della Regione Lazio, è più perentorio (o governo o partito); l'altro, il ministro delle Politiche Agricole, è più morbido e si dice convinto che il ritorno del leader in via della Scrofa a tempo pieno sarebbe un segnale agli alleati e allo stesso tempo farebbe ripartire An. «Il tempo delle scelte è ora, non a gennaio. Adesso dobbiamo chiedere a Fini definitivamente di scegliere tra partito e governo», avverte Storace. Che subito dopo aggiunge: «Non è più tempo di pannicelli caldi e chiedo a Fini di tornare al partito per dare entusiasmo e passione alla nostra gente». Quindi il presidente della Regione Lazio si domanda: «Siamo stati determinanti al governo? Abbiamo ottenuto quello che volevamo? Se la risposta è sì, Fini ha il dovere di restare a Palazzo Chigi. Ma io sono convinto che non lo crede neppure lui». Insiste Storace: «È lui l'uomo che entra nella storia della destra italiana, che la guida da 17 anni e io gli chiedo di tornare ora al partito per rilanciarlo. Perché a gennaio sarà tardi per risolvere la crisi, alla vigilia della consultazione proporzionalista delle europee». Ma se il governatore è così netto, il ministro è più «governativo». «Fini - spiega Alemanno - può contribuire meglio al governo della Nazione se torna al partito. Sarà un segnale che ci farà sentire le spalle forti e coperte nella verifica che si apre nei prossimi sei mesi». È evidente che se il presidente si occupa di via della Scrofa a tempo pieno, cade la necessità di nominare un coordinatore organizzativo come la Destra sociale aveva chiesto. «Per me va bene chiunque come coordinatore - comunica subito Storace - anche se mi domando che senso abbia questa proposta se Fini resta al Governo per mediare tra Tremonti e Tremaglia. Non mi scandalizzano i nomi né la questione dell'incompatibilità, che giudico come una grande ipocrisia. Al momento la più grande incompatibilità è quella che riguarda Fini, che fa il vicepremier e il leader del partito. E il superamento delle correnti ha un senso politico solo in due casi: se Fini si occupa di via della Scrofa o se non ci torna perché realmente investito di poteri al Governo». Tuttavia, la Destra sociale non chiuderà i battenti. «Le comunità non si sciolgono, rimangono, anche quando si decide di sciogliere gli schematismi» sottolinea Alemanno. se non si scioglie raddoppia. Potrebbe infatti formare un correntone interno al partito di Fini, nel quale, nelle ultime settimane si sta registrando una straordinaria vicinanza politica, forse l'embrione di nuovo gruppo. Destra sociale e Nuova alleanza di Matteoli e Urso marciano sempre più di pari passo tanto che si comincia ad ipotizzare la nascita di una megacomponente interna che potrebbe avere il 50% degli iscritti, scavalcando la corrente di maggioranza, Destra protagonista di Gasparri e La Russa. Si tratterebbe di un'alleanza «spuria» perché composta dall'ala sociale del partito e di quella più liberal, ha cominciato a muovere i primi passi nelle scorse settimane. Ha chiesto e ottenuto la nomina del coordinatore organizzativo, ha imposto l'altolà alla candidatura delle nuova carica di Ignazio La Russa (se non si dimette da capogruppo alla Camera), ha spinto perché An chiedesse la verifica di governo dopo le amministrative, ha proposto la cabina di regìa e ha strappato la nomina di Alemanno ad una sorta di nuovo incarico: responsabile del partito per i rapporti con Tremonti o, se si preferisce l'ufficialità, responsabile per la Finanziaria. Alemanno, tuttavia, s'è fatto valere e ha di fatto ottenuto nella trattativa con Tremonti la riscrittura di intere parti del Dpef, a cominciare dall'apertura alle parti sociali. Liberal e sociali sono anche d'accordo sull'amnistia.

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