Tremonti vuole le pensioni nella Finanziaria An: «Basta una manutenzione della riforma Dini». L'Udc insiste sul vertice di maggioranza
E che soprattutto non prevede nessun disincentivo per andare in pensione. Ma Giulio Tremonti, che pure con il titolare del dicastero di via Flavia ha un rapporto stretto, vuole andare avanti. Avanti fino in fondo, tanto che ha detto ai suoi colleghi di governo: «Poi me la boccerete e io me ne andrò». Il ministro dell'Economia pensa ad un intervento strutturale e su questa strada inciampa nella contrarietà di An che, non a caso, mette le mani avanti e - per bocca di Alemanno - parla «non di nuova riforma, ma di manutenzione di quella fatta da Dini». Insomma, le pensioni potrebbero essere una nuova bomba tirata tra le fila della maggioranza. Lo ha capito Rocco Buttiglione che avverte: «Occorre convocare un vertice di maggioranza prima delle vacanze per chiarirci cosa vogliamo e poi aprire un tavolo unico con le parti sociali a settembre». Il presidente dell'Udc sottolinea: «Serve una maggioranza che parli una sola voce, occorre che il governo abbia una posizione chiara, perché il sindacato non si espone in uno scambio con un interlocutore che non sa quello che vuole. Possiamo chiedere responsabilità ai sindacati, ma non di suicidarsi o di farsi scavalcare dalla demagogia di una forza di maggioranza, ad esempio sulle pensioni...». Una mano alla maggioranza la dà il presidente del Senato, Marcello Pera, che ricorda: «Con la riforma delle pensioni si rimette il Paese in condizioni di maggiore competitività». Per essere ancora più convincente la seconda carica dello Stato fa l'esempio di un funzionario pubblico in pensione a 53 anni con un figlio di 30 senza lavoro, e conclude: «Il sistema pensionistico è una non più accettabile ingiustizia sociale». E invita alla calma: «C'è ancora tempo affinché una posizione in merito alle pensioni e ad altre questioni possa essere presa. Questo è il tempo che va dalla presentazione del Dpef alla legge finanziaria». La legge finanziaria, dunque, sarà lo snodo delle riforme ma potrebbe diventare il redde rationem della Casa delle Libertà. Oramai è un punto chiaro anche all'opposizione, che tuttavia non s'illude troppo. Per Armando Cossutta infatti il Dpef rinvia soltanto lo scontro che avverrà sulla Finanziaria. Il presidente del Pdci sostiene già che già ora «ci sono segnali chiari della necessità di una risistemazione delle pensioni. Contro questo progetto serve uno schieramento forte che deve diventare fortissimo sia nel Parlamento che nel Paese». «Non saranno le pensioni a mandare a casa Tremonti, ma i conti in rosso dovuti alla sua finanza creativa», dichiara Livia Turco, responsabile Welfare dei Ds, secondo la quale «non è vero che il sistema previdenziale italiano è fuori controllo. Le riforme attuate dai governi Dini e Prodi stanno dando i loro risultati». Per questo, ha proseguito Turco, «bisogna smetterla con la drammatizzazione e l'uso politico del tema delle pensioni. Bisogna invece applicare in tutte le sue parti la riforma Dini, per esempio facendo decollare la previdenza complementare, completando l'azione di armonizzazione tra i diversi regimi e prevedendo ciò che la riforma Dini non prevedeva, ossia la totalizzazione dei contributi». E il numero due della Uil, Adriano Musi, sottolinea che «ora la partita più vera e responsabile dovrà giocarsi sulla Finanziaria e per questo dobbiamo discutere tutti intorno ad unico tavolo».