Pera spera che il Cda Rai non si dimetta
Ma il futuro del Cda Rai - dopo l'approvazione dell'articolo 20 del ddl Gasparri, che fissa il rinnovo dell'organismo entro il 28 febbraio 2004 - si decide in queste ore, attraverso i contatti tra i consiglieri destinati a intensificarsi domani, dopo il rientro del presidente Annunziata dagli Stati Uniti. Alcuni consiglieri intendono comunque dimettersi prima, altri restare. Mentre il presidente del Senato, Marcello Pera, a proposito del rinnovo dei vertici dichiara: «Non mi pento delle scelte fatte», auspicando di «passare l'estate senza pensare a rinnovare il Cda della Rai». «Alla luce dell'esperienza - aggiunge - mi pare di poter dire che questo Cda abbia sufficientemente ben meritato. Mi sembra certamente molto più omogeneo di quelli a cui abbiamo assistito in passato». Fa inoltre discutere la richiesta, avanzata dal consigliere Marcello Veneziani, di un documento che formalizzi l'ipotesi che gli attuali vertici possano essere riconfermati nel futuro consiglio a nove membri. Una mozione in cui i gruppi parlamentari ribadiscano la possibilità di un'integrazione dell'attuale Cda appare un'idea «impropria» a Paolo Romani (FI). «Sarebbe piuttosto curioso che ogni consiglio debba avere l'avvallo dei gruppi parlamentari» dice il responsabile Informazione di Forza Italia, pur ribadendo la necessità di dare continuità al governo della Rai. Ignazio La Russa (An) si sente «vicino a Veneziani: capisco la sua richiesta, perché senza certezze il Consiglio ha meno autorevolezza nella fase in cui rimane in carica». Intanto, la parlamentare Gabriella Carlucci, per anni volto di tanti programmi televisivi, denuncia la sua improvvisa esclusione dalla Rai. La delibera sul pluralismo, che vieta la presenza di politici in programmi di intrattenimento, era stata adottata in Rai sull'onda delle polemiche, poi per mesi era passata quasi inosservata. Ora si abbatte sul parlamentare di FI, prima chiamata a condurre la serata «Voci di una notte di mezza estate» e poi, alla vigilia della registrazione, esclusa. «È incostituzionale, farò ricorso» annuncia arrabbiata il deputato. La delibera era stata approvata all'unanimità nel marzo scorso dalla commissione di Vigilanza Rai e, subito dopo, ratificata dal Cda di Viale Mazzini, in seguito alla pioggia di critiche che erano nate dalla presenza del ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, in una puntata di «Domenica in». «È un fatto incostituzionale - si sfoga la Carlucci - la presenza dei politici in tv è già regolata dalla legge sulla par condicio e non capisco questa delibera. Il mio lavoro è fare la presentatrice televisiva, ma quando uno è parlamentare non c'è l'incompatibilità con il proprio lavoro».