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Rognoni difende l'opera del ministro

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Rognoni ha invitato tutti «alla calma e alla serenità» che sono necessarie per fare le riforme. «Se si continuano ad alzare i toni - ha affermato - non si riuscirà a fare nulla e non si arriverà da nessuna parte». Il vicepresidente del Csm ha anche difeso il ministro Castelli, che ieri ha avuto un colloquio con Ciampi. Il ministro della Giustizia, ha riconosciuto Rognoni, è stato «cauto e corretto» nel replicare alla pronuncia del Csm sulle ispezioni a Milano. Ed ha precisato che è stato «cauto con il Csm mentre è stato duro con l'Anm». Il Guardasigilli, ha spiegato il vicepresidente del Csm, si è mosso correttamente osservando solo che la sesta commissione del Csm «non aveva tutte le carte necessarie per pronunciarsi sulle ispezioni ministeriali». Ma malgrado gli inviti di Rognoni «alla calma», nello stesso Csm proseguono le polemiche. I componenti laici del Polo del Consiglio Superiore della Magistratura hanno criticato il documento approvato dalla commissione sostenendo che il Csm «non può assumere una permanente ed obbligatoria veste di difensore d'ufficio di tutti i magistrati, ovunque e comunque». A loro parere il documento approvato a maggioranza si pone come «un inammissibile sindacato sostanzialmente giurisdizionale, nella completa obliterazione, nel merito e nel metodo, dei compiti istituzionali diretti esclusivamente alla verifica e alla definizione delle sfere di competenza». Per i consiglieri del Polo si apre così «un conflitto tra poteri». Per il portavoce di Forza Italia Sandro Bondi l'esito dell'ispezione alla Procura di Milano significa soltanto che «un pò alla volta le ignominie, gli arbitrii e le illegalità compiute in questi anni da alcuni magistrati vengono a galla». Le relazioni degli ispettori, infatti, ed anche la condanna dell'Italia da parte della Corte Europea dei diritti degli uomini per alcuni atti riguardanti Craxi, ha affermato Bondi, «fanno emergere una realtà mostruosa della giustizia italiana». La vicenda degli ispettori ministeriali potrebbe intanto finire in Parlamento. Il deputato di An Sergio Cola ha chiesto che gli ispettori vengano sentiti dalla commissione giustizia della Camera perché, ha dichiarato, il Parlamento «ha il sacrosanto diritto-dovere di verificare direttamente e non da relato se quanto riportato dalla stampa sulle gravi omissioni ed inadempienze dei vertici della struttura giudiziaria.

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