Vaga l'ipotesi di riconferma del nuovo Consiglio che sarà a nove membri
La possibilità che la presidente di garanzia debba comunque rassegnare le sue dimissioni all'approvazione della legge, per poi magari venir riconfermata, è sempre più reale. Ieri il Senato ha dato il via libera ai nuovi tetti pubblicitari per le Tv, mentre, con l'approvazione del decisivo articolo 15, slitterà al 2008 la possibilità per i titolari del network di acquisire giornali o periodici. Una sorta di blocco ulteriore a Mediaset-Mondadori per l'acquisto di nuovi giornali. Del destino del CdA Rai e sulla data di scadenza dell'attuale vertice si voterà stamattina, ma ieri sera la maggioranza ricompattata dopo la pace con l'Udc, ha lavorato fino a tarda notte per arrivare ad un compromesso, che non penalizzasse troppo il CdA dell'Annunziata e il direttore generale Cattaneo. L'ipotesi sul tappeto è quella di inserire nel ddl Gasparri l'integrazione dell'attuale CdA della Rai con i nuovi membri, che in base alla legge diventeranno nove in tutto. Ma l'ipotesi così codificata andrebbe incontro in ogni caso al no dell'Udc. Il senatore Antonio Iervolino ha infatti chiarito che però «ci potrebbe essere un gentlemen agreement tra le forze della maggioranza sulla possibilità di rielezione degli attuali membri del consiglio, ma non codificandolo». Insomma, l'Udc non molla e vuole mandare tutti a casa perché non si riconosce più nel consigliere Giorgio Rumi e perché intende lasciare la privatizzazione della Rai nelle mani di un nuovo CdA, magari presieduto da Ferruccio De Bortoli. Ieri però il senatore D'Onofrio ha confessato di aver telefonato al direttore generale Cattaneo per rassicurarlo. E anche il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ha ribadito «la stima nei confronti della presidente Lucia Annunziata e degli altri consiglieri di amministrazione della Rai che ho nominato d'intesa con il presidente del Senato Marcello Pera». Il ministro Gasparri si rimette al voto dell'aula: «È chiaro - sottolinea il ministro - che il governo preferisce un interlocutore stabile. Questo consiglio, che pure non ho nominato io, è composto di persone di grande qualità e capacità. È il Parlamento, comunque, che deve fare le sue valutazioni». Ma i consiglieri si dimetteranno prima della scadenza? Marcello Veneziani sottolinea che le dimissioni «sono un'opzione» anche se non l'unica, e comunque «ogni decisione verrà presa alla fine, quando avremo un quadro chiaro e ci potremo riunire per decidere». In sostanza, le dimissioni diventerebbero un'ipotesi concreta se l'emendamento dell'Udc passasse al Senato e restasse anche nel successivo passaggio alla Camera. L'opposizione invece è insorta sull'art.15: Falomi (Ds): «Questo articolo è uno scandalo, perchè legalizza i comportamenti illegali del gruppo Mediaset». Gli ha fatto eco Lauria (Margherita): «Il partito Mediaset si è tenuto il filetto e ha lasciato agli alleati le frattaglie». Superato lo scoglio dell'articolo 15, il Senato ha approvato anche l'articolo 16 del ddl Gasparri che prevede la ripartizione del canone in base all'articolazione territoriale delle reti nazionali, per assicurarne l'autonomia economica. Ieri la polemica sulla legge non ha evitato a Veneziani di venir attaccato per una «raccomandazione» fatta al dg nel corso dell'ultimo Consiglio sull'inopportunità di invitare nei programmi televisivi i parenti dei personaggi pubblici. Qualcuno infatti sospetta che fosse diretta contro Franco Prodi, fratello di Romano e protagonista in «Che tempo che fa», il meteo di Fabio Fazio su Raitre.