Taormina: «I magistrati adesso vadano in galera»
L'onorevole Carlo Taormina non ha mezzi termini nel giudicare le conclusioni cui sono giunti gli ispettori del ministro Castelli sul fascicolo 9520, quello da cui sono scaturiti i processi Imi-Sir e Sme. «Quando dissi che i magistrati di Milano dovevano essere arrestati, sono stato accusato di eccessi verbali e perciò fui cacciato dal governo per volontà soprattutto della maggioranza - aggiunge Taormina -. Ora che la mia valutazione trova decisa conferma, sono tentato di pretendere le scuse da parte di chi mi ha defenestrato». «I delitti che sono stati perpretati, se vere sono le risultanze delle indagini svolte da Miller e Monsurrò, sono molteplici e si protraggono da lungo tempo - continua l'esponente di Forza Italia. Gli accertamenti effettuati dagli ispettori di Castelli sono la prova piena della stumentalizzazione politica della macchina giudiziaria attuata per anni dagli uffici giudiziari di Milano, sempre che gli accertamenti siano veri». Per Taormina «si tratta di stabilire se di questa stabile organizzazione dedita alle operazioni in questione abbiano fatto parte giudici delle indagini preliminari o delle udienze preliminari che sono di volta in volta intervenuti». «Non ho motivo di sospetto o di dubbi sui pm» fa eco, invece, il procuratore aggiunto, Ferdinando Vitiello, che ha poi ricordato le condanne per gli imputati del processo Imi-Sir/Lodo Mondadori: «Con questi risultati, se soccombessimo a queste richieste sarebbe il caos - le sue parole -. Se qualcuno si ritiene leso, le strade per manifestarlo non mancano». Da parte sua, il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, stigmatizza la fuga di notizie e ribadisce che «non vi è stata alcuna valutazione e nessuna censura dell'attività della Procura». La parola passa ora al Csm, cui si era rivolto lo stesso Vitiello su pressione dei suoi aggiunti. Nelle prossime ore è attesa una pronuncia sulla gestione del fascicolo 9520 che dovrebbe ribadire la legittimità del potere dei pm di opporre il segreto investigativo. Sul tavolo di un'altra commissione del Csm c'è, però, la richiesta di trasferimento per incompatibilità per Ilda Boccassini e Gherardo Colombo avanzata dai consiglieri laici del Polo. L'intervento del Csm è stato chiesto un mese fa dal procuratore reggente Ferdinando Vitiello e dai suoi sette aggiunti, che avevano scritto al Csm sollecitando iniziative per garantire «l'efficacia, l'indipendenza e l'autorevolezza dell'azione» della procura di Milano. La questione è all'ordine del giorno della VI Commissione del Csm, che a maggioranza si appresterebbe a licenziare una delibera per ribadire che i pm hanno il potere di opporre il segreto investigativo agli ispettori se ritengono che i loro accertamenti possano pregiudicare lo sviluppo delle indagini. Il caso della gestione del fascicolo 9520 dovrebbe approdare anche in I Commissione: sul tavolo dei consiglieri c'è infatti la richiesta del gruppo dei laici del Polo di verificare se per i pm Ilda Boccassini e Gherardo Colombo, titolari delle indagini ricorrano gli estremi di un trasferimento d'ufficio per incompatibilità.