Saltano mutui e ipoteche per la casa

Nella bozza finale del documento di programmazione conomica e finanziaria giunta al consiglio dei ministri ieri sera è infatti scomparsa l'ipotesi di mutui sulle case finalizzata al rilancio dei consumi. L'ipotesi che era stata presentata appena lunedì puntava, sostanzialmente, a sostenere i consumi privati attraverso il credito garantito da immobili. L'idea era quella di importare in italia il modello sperimentato negli Usa e in altri Paesi occidentali: «la logica - si leggeva nella prima bozza del documento - consiste nel generare flussi netti di cassa rifinanziando mutui preesistenti». L'opportunità scaturiva dalla crescita dei prezzi delle case, che aumenta il valore ipotecabile, e dai bassi tassi di interesse che riducono la rata del mutuo. Due le ipotesi esplorate in particolare nella bozza, una per le famiglie giovani, l'altra per gli anziani (con la vendita della nuda proprietà). La proposta è stata completamente cassata ed è sparita dall'ultima bozza portata al Consiglio dei ministri. A via XX Settembre spiegano che era stata accolta «troppo male». Aveva infatti incontrato immediatamente l'opposizione dura del centrosinistra. Per Rosi Bindi «siamo alla perversione». «Di questo passo Tremonti l'anno prossimo cartolarizzerà la nonna. Una misura del genere mostra la totale incomprensione del paese: in Italia la casa è associata al concetto di formica e non di cicala, un errore psicologico spaventoso», sosteneva il responsabile economico dei Ds Pierluigi Bersani. «Tremonti», accusava, «come un surfista passa di onda in onda sperando di arrivare al 2206 per scaricare il problema su chi verrà, ma è uno sport pericoloso per il paese». Per Francesco Rutelli il messaggio era disastroso. Al di là delle versione ufficiale, quella ufficiosa parla invece di una forte avversione anche all'interno del governo, in particolare di Alleanza nazionale che ha fatto saltare l'ipotesi mutui per la casa. Di certo il partito di Fini non è rimasto sordo ai richiami delle banche. Nel mondo del credito si erano espressi favorevolmente i presidenti di Bpm, Roberto Mazzotta, e del Credito Valtellinese, Giovanni De Censi, così come quello di Unicredito, Carlo Salvatori. Per quest'ultimo la proposta di Tremonti andava letta «in positivo». Scettici invece l'amministratore delegato di Banca Lombarda, Corrado Faissola e il vicepresidente di Bpu, Giuseppe Vigorelli. «Ha un senso e una logica - aveva commentato Salvatori -; mi pare che a caldo si possa leggere in positivo». Giudizio condiviso anche da Roberto Mazzotta, presidente della Banca Popolare di Milano: «È una misura che può avere efficacia - spiegava il numero uno di Bpm - la propensione al consumo dipende infatti anche dalle disponibilità liquide». Di tutt'altro senso l'ad di Banca lombarda, Corrado Faissola. «Negli altri paesi europei si ricorre al vitalizio. È uno strumento più idoneo a convincere le famiglie ad operare in questo senso». La proposta del governo veniva bocciata seccamente invece dal vicepresidente di Bpu banca, Giuseppe Vigorelli, secondo cui l'indicazione contenuta nel dpef «è una bella fantasia». Contrari si erano espressi anche i consumatori: «La stagnazione dei consumi in Italia è legata alla scarsa fiducia dei consumatori e aumentando il loro livello di indebitamento non si incrementa quest'ultima», era il giudizio di Altroconsumo, associazione indipendente di consumatori. Ora Tremonti dovrà ricorrere di nuovo alla sua fantasia. F. D. O.