Grazia a Sofri, molti sì e ancora tanti dubbi An: «Deve chiederla lui». Taormina (Fi): «Se gliela danno, bisogna concederla anche a Priebke»
Dopo l'editoriale di Stefano Folli pubblicato domenica sul Corriere della Sera, il dibattito è aperto. Dieci rappresentanti di gruppi di centrodestra e di centrosinistra si rivolgono al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio e al ministro della giustizia chiedendo un «atto spontaneo di grazia» che riconsegni l'ex leader di Lotta continua, condannato a 22 anni per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi, «alla pienezza dei propri diritti di cittadino». Ad un eventuale assenso della famiglia avevano in qualche modo subordinato il loro sì alla grazia alcuni esponenti politici, come l'ex presidente del Senato Nicola Mancino ed il leader dell'Udeur Clemente Mastella il quale ha tuttavia osservato che il parere della famiglia del commissario assassinato, pur avendo «il peso che merita», non può essere vincolante. Ma il coordinatore di An, Mario Landolfi, aggiunge un'altra condizione: che sia Sofri a chiedere la grazia. «Altrimenti, spiega, sembrerebbe che lo Stato chieda scusa nonostante tutte le sentenze passate in giudicato» e che lo hanno riconosciuto colpevole. Di segno opposto la posizione di Tiziana Maiolo: se la grazia è condizionata ad una sorta di confessione da parte di chi si è sempre detto innocente, «allora lasciamo perdere». È il legale di Sofri, Alessandro Gamberini, a ribadire il rispetto del suo assistito nei confronti della famiglia Calabresi, ricordando che il suo assistito ha riconosciuto «il gravissimo torto da essa subito e la propria responsabilità nella campagna politica di Lotta continua contro il commissario Calabresi, che già molti anni, durante il processo, definì vergognosa». Ma ricorda anche che la grazie è stata chiesta pure da un altro condannato, Ovidio Bompressi, ma è rimasta lettera morta. I firmatari dell'appello trasversale dei parlamentari (Bianco ed Realacci della Margherita, Bondi, Verdini ed Sterpa di FI, Finocchiaro dei Ds, Follini dell'Udc, Selva di An, Villetti dello Sdi e Boato dei Verdi) raccolgono le adesioni di altri colleghi di sottoscriverlo ed il segretario del Prc Fausto Bertinotti formula addirittura la proposta che tutti i membri del Parlamento lo firmino a titolo individuale. E il sì alla grazia giunge anche dal capogruppo di Rifondazione Franco Giordano, dal deputato di An Enzo Fragalà secondo il quale il gesto di clemenza servirebbe a chiudere definitivamente la pagina degli anni di piombo, dal portavoce del Nuovo Psi Bobo Craxi, ma «senza che si tiri la giacca» al guardasigilli Castelli, del presidente dei deputati di Fi Fabrizio Cicchitto, il quale sottolinea che la condanna di Sofri è basata sulla testimonianza di «un solo pentito». Fuori dal Parlamento sull'ipotesi di grazia si misurano altre voci autorevoli: il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni si dice favorevole alla clemenza propria di uno «Stato autorevole», mentre il leader dell'Italia dei valori ed ex magistrato Antonio Di Pietro non intende «sottoscrivere alcun appello», anche se non si scandalizzerebbe, dice, se la grazia fosse concessa. Se c'è grazia per l'ec leader di Lc, ci deve essere allora anche per Priebke, condannato all'ergastolo a distanza di 50 anni dai fatti, l'eccidio delle Fosse Ardeatine, «e non solo dopo i 21 di Sofri», chiede l'avvocato e deputato di Forza Italia Carlo Taormina. La pensa in modo opposto un altro avvocato, il difensore di Sofri, Alessandro Gamberini: «chi sostiene questo nega l'essenza stessa dell'istituto giuridico della grazia che è, appunto, un provvedimento ad personam».